lunedì 2 gennaio 2012

Signore e Signori, vi presentiamo la ...Dieta Med-Italiana!

La Dieta Med-Italiana non è altro che la variante tipicamente italica della Dieta Mediterranea ed è una ricchezza assoluta del nostro Paese.

E' un’idea da tripla A: Agricoltura, Alimentazione, Ambiente.

Ricordiamo che a novembre del 2010 il Comitato intergovernativo dell’UNESCO ha riconosciuto la Dieta Mediterranea come "Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità", un riconoscimento prestigioso per un prodotto made in Italy, fondato sull’eccellenza dei prodotti agro-alimentari del vecchio stivale. Questa indiscutibile qualità dei prodotti italiani, a nostro parere, può e deve essere utilizzata per il rilancio del meridione e dell’Italia stessa, specie nell’attuale periodo di contingenza economica. Una crescita, quindi, a colpi di olio, pasta, pesce, vino e verdura.

Uscire dalla crisi con la Dieta Med-Italiana è possibile sfruttando le enormi risorse e potenzialità del Sud Italia. Non saranno quindi la finanza, le borse o i rating che permetteranno la ripresa del bel paese, ma l’economia fatta dal lavoro e dalle persone, nelle piccole, medie e grandi imprese, e soprattutto, in quel settore chiave che ci caratterizza meglio: i prodotti della terra, della pesca e della cucina italiana.

Questo nuovo brand è accompagnato da un logo identificativo che simboleggia il busto di un uomo con le braccia sollevate (in segno di ottima salute) il quale ha, al posto delle mani, un cucchiaio e una forchetta e, al posto della testa, un calice di vino; il tutto naturalmente nell’amato tricolore.

L’obiettivo del progetto è semplice, mentre il raggiungimento dello stesso lo è sicuramente meno: far comprendere a inglesi, americani, canadesi e al resto del mondo (e anche agli italiani) che la Dieta Mediterranea Italiana è in assoluto il regime alimentare più indicato per nutrirsi in maniera sana, per prevenire e combattere gravi patologie (ipertensione, arteriosclerosi, diabete, malattie cardiovascolari, obesità), per mangiare bene senza rinunciare al gusto, e per raggiungere la sospirata sostenibilità ambientale.

Un progetto ambizioso, ma attraverso il quale si potrebbero ottenere importantissimi risultati per la crescita economica del paese, nello specifico:
  • si incrementerebbe la domanda commerciale dei nostri prodotti naturali (ortaggi, cereali, legumi, frutta, pesce) e dei loro derivati (olio, vino, pasta, pane, latticini);
  • aumenterebbe ulteriormente e notevolmente l’interesse per la nostra cucina con la conseguente voglia e necessità di degustarne la bontà e impararne i segreti;
  • il Paese si distinguerebbe per aver realizzato e messo in pratica un ottimo esempio di agricoltura e di regime alimentare sostenibili;
  • si otterrebbe un conseguente e benefico incremento del turismo agro-eno-gastronomico, soprattutto destagionalizzato;
  • tutti i precedenti punti sommati insieme porterebbero a una crescita dell’occupazione e alla tanto agognata possibilità di offrire un futuro lavoro ai giovani.
Per raggiungere l’obiettivo in primo luogo si farà leva sulla dichiarata voglia e necessità espressa in alcuni paesi (USA in testa) di modificare radicalmente le abitudini alimentari dei propri cittadini, preferendo sistemi nutrizionali che utilizzano meno grassi saturi. In secondo luogo si approfitterà sia del recente titolo di “patrimonio immateriale dell’umanità” dell’Unesco, sia degli innumerevoli risultati ottenuti nelle ricerche scientifiche effettuate da istituti specialistici e universitari che decretano e confermano gli indiscussi benefici per la salute del regime alimentare mediterraneo.

Come attuare tutto questo? Gli strumenti saranno chiaramente molteplici e di diversa natura, e si andrà dall’organizzazione di eventi specifici in loco, alla partecipazione ai maggiori congressi e saloni internazionali del settore, fino alla pubblicazione e diffusione di siti Web e blog multilingue informativi.

Se in America i giovani hanno brillato e aiutato l’economia nazionale, soprattutto nel settore della tecnologia, l’Italia potrebbe uscire da questa brutta situazione puntando tutto su agricoltura e alimentazione, nel pieno rispetto dell’ambiente.

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