Pare che Scarlett Johansson l’adotti da anni, e i risultati sulla sua forma fisica si vedono: la dieta mediterranea
l’ha resa morbida, procace, ma assolutamente in linea. Il regime
alimentare forse più famoso al mondo, da anni scatena diatribe tra
nutrizionisti. In molti, moltissimi la eleggono in quanto sana ed equilibrata,
anche se non mancano le voci dissonanti che la riterrebbero troppo
povera o troppo calorica. Ma vediamo nel dettaglio di cosa parliamo.
La dieta mediterranea è il modello nutrizionale su cui si basano le
popolazioni del bacino mediterraneo. L’Italia forse ne è l’emblema
principale, perché in quanto a cucina la nostra fama si eleva a livello
mondiale. Alla base di questa dieta sta la classica piramide alimentare, che prevede un consumo abbondante di cereali, a seguire legumi, verdura e frutta, pesce e in quantità minore carne uova e latticini. Il fil rouge che lega tutti i popoli mediterranei è naturalmente l’olio d’oliva, il condimento per eccellenza in questa parte di mondo.
Il principio su cui si afferma che la dieta mediterranea sia la più sana, nasce dal basso tasso di malattie cardiovascolari
riscontrate in questi luoghi, almeno se fatto il paragone con diete più
ricche di grassi come quella americana. Fu nel 1939 che il
nutrizionista Lorenzo Piroddi pubblicò i suoi studi sul
rapporto tra alimentazione e malattie come il diabete, la bulimia,
l’obesità, collegandone la bassa incidenza ad un regime alimentare di
tipo mediterraneo. Gli studi poi continuarono con Ancel Keys,
il quale, sorpreso dal bassissimo tasso di obesità e malattie ad essa
collegate tra gli abitanti dell’isola di Creta, avanzò l’ipotesi che
fosse proprio la loro alimentazione la cura naturale. Confrontando
quindi le abitudini alimentari del Mediterraneo con quelle di
finlandesi, statunitensi, giapponesi, olandesi, emerse che l’incidenza
di infarto era nettamente inferiore tra i primi.
Storia a parte, cos’è che rende la dieta mediterranea ‘migliore’? Il consumo di carboidrati quotidiano garantisce ‘carburante’ per corpo e mente (i carboidrati si trasformano in zuccheri nel sangue), nonché sazietà e conseguente buonumore. I legumi, la verdura e la frutta di stagione contribuiscono all’importantissimo ruolo dei minerali, delle vitamine, degli antiossidanti, di cui la dieta mediterranea è ricchissima. I grassi
non vengono annullati, ma a differenza di altri tipi di alimentazione
non derivano da animali (burro, strutto) ma si tratta del sanissimo olio
di oliva (ovvio che se friggete il discorso cambia, parliamo sempre di
dosi moderate e a crudo). Un bicchiere di vino rosso a
pasto inoltre, un classico della nostra tavola, contribuisce all’effetto
antiossidante, al contrario di chi (vedi Stati Uniti) manda giù il
pranzo con una bibita gassata. Le proteine vengono
contemplate soprattutto sotto forma di pesce, ricco di minerali e
amminoacidi essenziali, e in dosi molto moderate arriva la carne e le
uova (non più di due o tre volte a settimana).
Naturalmente il segreto sta nel bilanciare le dosi. Un
piatto di pasta va benissimo anche durante una dieta dimagrante, a patto
che non superi gli 80 grammi e sia condito con un sugo leggero. Le
verdure sono ottime per la salute ma se accompagnate da soffritti e
intingoli potrebbero non essere poi così nutrienti e dietetiche.
Infine, pare che la dieta mediterranea abbia influenza positiva nel
limitare il declino cognitivo del cervello. Insomma un vero toccasana a
detta degli esperti, tanto da guadagnare il titolo di Patrimonio immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco. In forma e in salute, è questo che una dieta equilibrata dovrebbe garantire, no? (Giulia Mattioli)
sabato 28 aprile 2012
venerdì 20 aprile 2012
Basta che sia ...pasta!
La pasta è presente tutti i giorni sulle
tavole di dieci milioni di italiani e torna a essere, nel pieno della
crisi, un prodotto di punta nella nostra alimentazione tanto che nel
2012 si è registrato un aumento nelle vendite pari al 4,7 per cento.
E' quanto emerge da una analisi di
Coldiretti, Legacoop Agroalimentare e Coop diffusa in occasione della
presentazione della "prima pasta tutta italiana dal campo allo
scaffale". Gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali con circa
26 chili per persona nell'ultimo anno, quantità tre volte superiore a
quella consumata da uno statunitense, da un greco o da un francese,
cinque volte a quella mangiata da un tedesco o uno spagnolo e sedici
volte da un giapponese. Sul podio dei mangiatori di pasta salgono -
precisano Coldiretti, Legacoop Agroalimentare e Coop - l'Italia con i 26
chili all'anno a testa, il Venezuela con 13 e la Tunisia con 12. In
Italia sono consumati oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un
controvalore di 2,8 miliardi.
L'Italia è leader anche nella produzione
con 3,2 milioni di tonnellate superiore a quella di Stati Uniti (2
milioni), Brasile (1,3) e Russia (858mila tonnellate). In altre parole è
un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è fatto in Italia.
Nel corso del 2011 sono aumentate dell'8 per cento le esportazioni in
valore di pasta italiana nel mondo ma un aumento record del 60 per cento
si è verificato in Cina dove comunque la domanda resta contenuta.
La pasta italiana è
entrata nelle abitudini alimentari in tutti i continenti con 2 miliardi
di valore dell'export anche se i consumatori più appassionati sono i
tedeschi, seguiti da francesi, inglesi, statunitensi e giapponesi. La
riscossa della pasta ha trainato anche le semine di grano duro in Italia
che avrebbero fatto segnare nel 2012 un incremento di circa 150mila
ettari (+13% su base annua), ammontando complessivamente a 1,35 milioni
di ettari, sulla base di una indagine Ismea.
A livello regionale
si stimano aumenti consistenti in Puglia e Marche (+15 per cento circa) e
Sicilia (+20) mentre in controtendenza sarebbe la Basilicata dove gli
ettari avrebbero subito una contrazione di circa il 10 per cento.
L'italianità della pasta è considerata il vero valore aggiunto del
prodotto secondo un sondaggio online condotto da Coldiretti.
Nella scelta della pasta il 56 per cento considera fondamentale
l'italianità, il 26 il formato, l'11 il prezzo più basso e solo il 7 per
cento la marca famosa.
giovedì 19 aprile 2012
Le "5 volte" della Dieta Mediterranea
Nonostante il tempo ballerino l'estate è sempre più vicina e dunque
anche la "spaventosa" prova costume. Nei salotti televisivi, sul web,
nei giornali spopolano consigli e suggerimenti per chi ha bisogno di
perdere quei chili in più. E se, in molti parlano dei miracolosi
risultati della dieta iperproteica proposta dal medico francese Dukan,
il passaparola toscano punta sulla dieta mediterranea. «Altro che Dukan -
afferma Marco, 30 anni- l'anno scorso ho perso 12 chili e sono ancora
in forma». Il merito? Tutto di Francesca Vannini, 29 anni e dietista di
Grosseto. Il suo segreto? Dare un obiettivo per volta. «Più che fornire
una dieta - spiega Vannini - credo che sia fondamentale dare alle
persone una giusta educazione alimentare in modo che possa seguire degli
obiettivi passo dopo passo. Per questo faccio tenere a tutti i miei
pazienti un diario alimentare, in modo che possano diventare consapevoli
delle proprie abitudine e correggere i difetti».
Dieta mediterranea. Niente tempo perso a pesare gli alimenti. Vannini, nella sua dieta, non elimina alcun tipo di alimento. «Bisogna mangiare un po' di tutto, con dei limiti, certo, ma senza privazioni. Tendenzialmente la mia dieta è composta dal 55% di carboidrati, il 30% di grassi e il 15% di proteine. Bisogna non saltare nessun pasto e imparare a fare attività fisica. Ci vuole costanza, ma i risultati sono assicurati». Se la dieta Dukan propone una dieta iperproteica, i dietologi della nostra regione continuano ad affermare la forza della dieta mediterranea. Francesca Castrogiovanni, nutrizionista di 43 anni che visita a Viareggio e Pisa, ne ha fatto il suo cavallo di battaglia. «Rinunciare ai carboidrati non fa bene - spiega- Certo, bisogna limitare la quantità, ma vanno mangiati tutti i giorni. A pranzo 80 grammi di pasta al pomodoro con aggiunta di verdure non possono mancare». Castrogiovanni punta alla dieta più adatta alle abitudine e ai bisogni. «Non solo a nessuno piace soffrire, ma è anche inutile. Una dieta che comporta dolore e privazioni è destinata a fallire - spiega - E' fondamentale che il paziente apprenda un metodo di comportamento alimentare sano da poter portare avanti lungo tutto la sua vita».
Mangiare 5 volte al giorno. Un esempio? Mangiare almeno cinque volte al giorno: colazione, spuntino con yogurt, pranzo con pasta e verdura, spuntino con frutta e cena con proteine e verdura. «Sono ammessi anche piccoli peccati di gola, come un dolce (ma solo alla mattina) e un bicchiere di vino rosso al giorno - continua Castrogiovanni - Fondamentale è poi l'attività fisica. Io consiglio almeno una mezz'ora di camminata a passo ben spedito al giorno. Per i più pigri può essere utile anche comprare il contapassi: se ne devono contare almeno 10mila ogni giorno». La dieta mediterranea è anche alla base del regime alimentare proposta da Stefania Capecchi, biologa nutrizionista a Pistoia e Monsummano che insegna ai propri pazienti a leggere le etichette dei cibi per imparare a riconoscere ciò che ci fa bene e ciò che ci male. «Imparare a riconoscere ciò che mangiamo è fondamentale, così riusciamo a scegliere come alimentarci meglio- spiega - Un esempio? Il dado non andrebbe mai usato, meglio usare le erbe e più peperoncino per dare sapore ai nostri piatti. Oppure preferire la pasta e il pane integrali, sono ricchi di fibre e aiutano l'intestino».
Attenti alle intolleranze. Alessandro Lombardi, medico, elbano, che dal 1995 ha adattato una dieta, da lui ideata per gli sportivi, alle caratteristiche di ogni paziente. «Non parto dal concetto che una persona sia in sovrappeso o meno, ma che necessiti di ritrovare il suo equilibrio - spiega - Un organismo anche sedentario, ha bisogno di accumulare energia tramite gli alimenti che assume, come li consuma è la chiave». Per questo Lombardi prima di indicare il regime alimentare da seguire effettua a ogni paziente un'analisi delle intolleranze. «In base ai risultati elimino per un po' gli alimenti che provocano intolleranza, per poi reinserirli gradatamente nell'alimentazione. Detto ciò il paziente può consumare quello che vuole, nella quantità in cui vuole. Basta non mangiare mai la stessa pietanza sia a pranzo che a cena e consumare la frutta lontano dai pasti».
Attività fisica. Un altro suggerimento è quello di consumare sempre come prima pietanza la verdura: «Così siamo sicuri di assumerne a sufficienza e dà anche il giusto senso di sazietà». E non bisogna dimenticare la giusta attività fisica. «Importante è aumentare quotidianamente lo sforzo e la durata. Per esempio cominciare facendo 10 addominali e aumentarle di due ogni volta che effettuiamo l'esercizio», spiega. Costanza e fiducia sono per tutti le parole chiavi, nessuno usa il termine privazione. «Si possono limitare certe qualità di cibo per un periodo - spiega Francesca Pazzia, medico che da anni lavora anche al Centro obesità di Livorno - ma mai arrivare a privazioni totali. Qualsiasi dieta si scelga di seguire deve essere creata in modo tale da sposare le abitudini e le caratteristiche del paziente. E' un impegno, ma non deve portare sofferenza. L'importante è capire che possiamo scegliere uno stile alimentare più sano». (Il Tirreno)
Dieta mediterranea. Niente tempo perso a pesare gli alimenti. Vannini, nella sua dieta, non elimina alcun tipo di alimento. «Bisogna mangiare un po' di tutto, con dei limiti, certo, ma senza privazioni. Tendenzialmente la mia dieta è composta dal 55% di carboidrati, il 30% di grassi e il 15% di proteine. Bisogna non saltare nessun pasto e imparare a fare attività fisica. Ci vuole costanza, ma i risultati sono assicurati». Se la dieta Dukan propone una dieta iperproteica, i dietologi della nostra regione continuano ad affermare la forza della dieta mediterranea. Francesca Castrogiovanni, nutrizionista di 43 anni che visita a Viareggio e Pisa, ne ha fatto il suo cavallo di battaglia. «Rinunciare ai carboidrati non fa bene - spiega- Certo, bisogna limitare la quantità, ma vanno mangiati tutti i giorni. A pranzo 80 grammi di pasta al pomodoro con aggiunta di verdure non possono mancare». Castrogiovanni punta alla dieta più adatta alle abitudine e ai bisogni. «Non solo a nessuno piace soffrire, ma è anche inutile. Una dieta che comporta dolore e privazioni è destinata a fallire - spiega - E' fondamentale che il paziente apprenda un metodo di comportamento alimentare sano da poter portare avanti lungo tutto la sua vita».
Mangiare 5 volte al giorno. Un esempio? Mangiare almeno cinque volte al giorno: colazione, spuntino con yogurt, pranzo con pasta e verdura, spuntino con frutta e cena con proteine e verdura. «Sono ammessi anche piccoli peccati di gola, come un dolce (ma solo alla mattina) e un bicchiere di vino rosso al giorno - continua Castrogiovanni - Fondamentale è poi l'attività fisica. Io consiglio almeno una mezz'ora di camminata a passo ben spedito al giorno. Per i più pigri può essere utile anche comprare il contapassi: se ne devono contare almeno 10mila ogni giorno». La dieta mediterranea è anche alla base del regime alimentare proposta da Stefania Capecchi, biologa nutrizionista a Pistoia e Monsummano che insegna ai propri pazienti a leggere le etichette dei cibi per imparare a riconoscere ciò che ci fa bene e ciò che ci male. «Imparare a riconoscere ciò che mangiamo è fondamentale, così riusciamo a scegliere come alimentarci meglio- spiega - Un esempio? Il dado non andrebbe mai usato, meglio usare le erbe e più peperoncino per dare sapore ai nostri piatti. Oppure preferire la pasta e il pane integrali, sono ricchi di fibre e aiutano l'intestino».
Attenti alle intolleranze. Alessandro Lombardi, medico, elbano, che dal 1995 ha adattato una dieta, da lui ideata per gli sportivi, alle caratteristiche di ogni paziente. «Non parto dal concetto che una persona sia in sovrappeso o meno, ma che necessiti di ritrovare il suo equilibrio - spiega - Un organismo anche sedentario, ha bisogno di accumulare energia tramite gli alimenti che assume, come li consuma è la chiave». Per questo Lombardi prima di indicare il regime alimentare da seguire effettua a ogni paziente un'analisi delle intolleranze. «In base ai risultati elimino per un po' gli alimenti che provocano intolleranza, per poi reinserirli gradatamente nell'alimentazione. Detto ciò il paziente può consumare quello che vuole, nella quantità in cui vuole. Basta non mangiare mai la stessa pietanza sia a pranzo che a cena e consumare la frutta lontano dai pasti».
Attività fisica. Un altro suggerimento è quello di consumare sempre come prima pietanza la verdura: «Così siamo sicuri di assumerne a sufficienza e dà anche il giusto senso di sazietà». E non bisogna dimenticare la giusta attività fisica. «Importante è aumentare quotidianamente lo sforzo e la durata. Per esempio cominciare facendo 10 addominali e aumentarle di due ogni volta che effettuiamo l'esercizio», spiega. Costanza e fiducia sono per tutti le parole chiavi, nessuno usa il termine privazione. «Si possono limitare certe qualità di cibo per un periodo - spiega Francesca Pazzia, medico che da anni lavora anche al Centro obesità di Livorno - ma mai arrivare a privazioni totali. Qualsiasi dieta si scelga di seguire deve essere creata in modo tale da sposare le abitudini e le caratteristiche del paziente. E' un impegno, ma non deve portare sofferenza. L'importante è capire che possiamo scegliere uno stile alimentare più sano». (Il Tirreno)
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martedì 10 aprile 2012
...anche dopo Pasqua!
Tempo di Pasqua e i chili aumentano. L’estate si avvicina e
bisogna subito correre ai ripari: la fretta, però, non è mai amica della
linea.
Se dobbiamo perdere qualche chilo, infatti, basterà seguire qualche piccola accortezza ma se il peso in eccesso è parecchio meglio affidarsi ad un nutrizionista di fiducia.
In entrambi i casi la dieta migliore è sempre quella mediterranea.
Non è affatto vero, infatti, che per perdere peso bisogna rinunciare alla pasta, al pane, alle patate come diverse diete iperproteiche vogliono farci credere.
Si può dimagrire fino a un chilo a settimana anche mangiando questi alimenti e senza perdere del tutto il gusto del cibo con eccessive e pericolose rinunce. Seguire delle diete eccessivamente proteiche e dove addirittura i carboidrati vengono tagliati completamente porta inevitabilmente ad affaticare i reni e il fegato.
Il nostro organismo, non avendo zuccheri dai quali ricavare energie, utilizza i grassi e gli amminoacidi determinando un’inevitabile perdita di massa muscolare e la formazione di corpi chetonici con conseguente pericolosa acidificazione del sangue.
Quindi, prima regola, evitare le diete stravaganti. Regimi dietetici che ci propinano solo minestrone o solo pompelmo per settimane e settimane sono da escludere. Danno risultati nell’immediato ma sono effimere e lasciano danni a lungo termine, come per esempio le tanto odiate smagliature.
Bisogna affidarsi a un regime dietetico mediterraneo equilibrato e non eccessivamente ipocalorico.
Vediamo come impostare una corretta dieta.
Colazione: cominciare sempre la mattina con una colazione contenente latte o yogurt magri, cereali, fette biscottate integrali o biscotti secchi.
Spuntini: prevedere durante la giornata due spuntini, a mezza mattinata e a metà pomeriggio. Vanno benissimo yogurt magro o frutta.
Pranzo: un piccolo piatto di pasta condita con un sugo leggero e un secondo a base di carne bianca, pesce, uova o formaggi magri. Non deve mai mancare un contorno di verdure e un frutto.
Cena: un secondo piatto a base di carne, pesce, formaggi magri o uova accompagnate da verdure e una piccola fetta di pane integrale.
Bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, meglio se oligominerale per le donne e minerale per gli sportivi in genere. Utilizzare come condimento esclusivamente olio extravergine d’oliva magari accompagnato a piacere da aceto, aceto balsamico, limone, spezie ed erbe aromatiche a volontà.
Infine, non dimenticare di fare movimento, bicicletta e camminata a passo svelto sono i due esercizi di elezione per perdere peso senza far aumentare drasticamente la fame.
Ricordate: solo un’alimentazione sana ed equilibrata può donarci il benessere, la serenità e la salute. (Daniele Percossi)
Se dobbiamo perdere qualche chilo, infatti, basterà seguire qualche piccola accortezza ma se il peso in eccesso è parecchio meglio affidarsi ad un nutrizionista di fiducia.
In entrambi i casi la dieta migliore è sempre quella mediterranea.
Non è affatto vero, infatti, che per perdere peso bisogna rinunciare alla pasta, al pane, alle patate come diverse diete iperproteiche vogliono farci credere.
Si può dimagrire fino a un chilo a settimana anche mangiando questi alimenti e senza perdere del tutto il gusto del cibo con eccessive e pericolose rinunce. Seguire delle diete eccessivamente proteiche e dove addirittura i carboidrati vengono tagliati completamente porta inevitabilmente ad affaticare i reni e il fegato.
Il nostro organismo, non avendo zuccheri dai quali ricavare energie, utilizza i grassi e gli amminoacidi determinando un’inevitabile perdita di massa muscolare e la formazione di corpi chetonici con conseguente pericolosa acidificazione del sangue.
Quindi, prima regola, evitare le diete stravaganti. Regimi dietetici che ci propinano solo minestrone o solo pompelmo per settimane e settimane sono da escludere. Danno risultati nell’immediato ma sono effimere e lasciano danni a lungo termine, come per esempio le tanto odiate smagliature.
Bisogna affidarsi a un regime dietetico mediterraneo equilibrato e non eccessivamente ipocalorico.
Vediamo come impostare una corretta dieta.
Colazione: cominciare sempre la mattina con una colazione contenente latte o yogurt magri, cereali, fette biscottate integrali o biscotti secchi.
Spuntini: prevedere durante la giornata due spuntini, a mezza mattinata e a metà pomeriggio. Vanno benissimo yogurt magro o frutta.
Pranzo: un piccolo piatto di pasta condita con un sugo leggero e un secondo a base di carne bianca, pesce, uova o formaggi magri. Non deve mai mancare un contorno di verdure e un frutto.
Cena: un secondo piatto a base di carne, pesce, formaggi magri o uova accompagnate da verdure e una piccola fetta di pane integrale.
Bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, meglio se oligominerale per le donne e minerale per gli sportivi in genere. Utilizzare come condimento esclusivamente olio extravergine d’oliva magari accompagnato a piacere da aceto, aceto balsamico, limone, spezie ed erbe aromatiche a volontà.
Infine, non dimenticare di fare movimento, bicicletta e camminata a passo svelto sono i due esercizi di elezione per perdere peso senza far aumentare drasticamente la fame.
Ricordate: solo un’alimentazione sana ed equilibrata può donarci il benessere, la serenità e la salute. (Daniele Percossi)
sabato 7 aprile 2012
Pensiero di Pasqua...
Mai come in questi
momenti di caduta dei valori effimeri
si sente la
voglia, la necessità e l’attrazione
per quei valori
intimi come l’amicizia, la famiglia e
la propria terra
ed è in questo contesto
che, dal profondo del nostro cuore,
vogliamo augurarti
per questa Pasqua
la sana riscoperta
proprio di queste tre grandi ricchezze.
Ma anche per il
giorno dopo, a Pasquetta,
ti vogliamo
immaginare completamente circondato da:
amicizia, famiglia, la tua terra
Delle prime due ne
siamo certi,
mentre per la
terza, per chi è lontano,
sarà sufficiente
pensarci un attimo e ricordare
quanta gioia e
quanto “stato d’anima”
c’erano in quelle
Pasquette del passato
per far affiorare
a pelle le stesse identiche sensazioni.
E dopo queste
feste? Ti vogliamo proiettare a fine maggio
quando la nostra
bella città di Lecce sarà
inondata da un
altro genere di valori, altrettanto importanti e intensi,
parliamo della
nostra Agricoltura, della nostra sana Alimentazione
e del nostro
magnifico Ambiente (…la tripla A).
Sì, perché a fine
maggio ci sarà il
Festival della
Dieta Med-Italiana
e le piazze, le
vie, i cortili e ogni angolo della città
parleranno di buon
cibo, di gusto sano e di benessere.
BUONA PASQUA!
giovedì 5 aprile 2012
Pasqua e ...dieta Med-Italiana
E' Pasqua, giusto concedersi qualche "sgarro" alimentare a pranzo, a
patto che sia ponderato (e rigorosamente nell'ambito della dieta
Mediterranea) e soprattutto che a cena ci si astenga, limitandosi a una
bella insalata "depurativa".
Sono i consigli del nutrizionista Giorgio Calabrese, docente di Alimentazione e Nutrizione umana all'Universita' Cattolica di Piacenza. Anzitutto, precisa Calabrese, "distinguiamo: Pasqua non e' Natale. Non ci sono i giorni di vigilia, il cenone, i bagordi che precedono il 25 dicembre. Anzi, prima di Pasqua in teoria si mangia di magro. Quindi si arriva al pranzo pasquale piu' freschi". E ci si puo' concedere il tradizionale pranzo: "Antipasti magari con verdure alla griglia e del buon olio d'oliva, affettati e (pochi) formaggi, poi il primo della tradizione regionale, che puo' essere agnolotti, ravioli, tortellini, e per secondo l'immancabile agnello, o capretto. Carne bianca, cotta alla griglia, non grassa. Per contorno si' a patate al forno, evitare quelle fritte, infine frutta di stagione (fragole o ciliegie) e dolce". E sulla scelta del dolce, Calabrese ha un'idea precisa: "Molto meglio l'uovo di Pasqua della colomba. L'uovo, specie se di cioccolato fondente, ha meno grassi, e sono grassi vegetali, e inoltre da' prima il senso di appagamento. La colomba si fa con burro o strutto, e' piu' pesante". Non deve mancare il pane: "Sono contrarissimo alle diete iperproteiche: il corpo ha bisogno di zuccheri, che si ricavano dai carboidrati, altrimenti si dimagrisce subito e poi si reingrassa ancora piu' di prima".
Un signor pasto, insomma, a patto, ammonisce il nutrizionista, di limitarsi la sera "a una bella insalata mista, al massimo con una mozzarellina". A Pasquetta si replica, ma stavolta bisogna stare piu' attenti: "Non ci si puo' strafogare anche lunedi' a pranzo. Se c'e' la gita fuori porta approfittiamone: una bella insalata di pasta, un po' di carne alla griglia, magari dei salumi di campagna, evitiamo piatti troppo elaborati. E la sera, ancora insalata: solo cosi' il martedi' avremo praticamente gia' assorbito il 'colpo' pasquale". (AGI)
Sono i consigli del nutrizionista Giorgio Calabrese, docente di Alimentazione e Nutrizione umana all'Universita' Cattolica di Piacenza. Anzitutto, precisa Calabrese, "distinguiamo: Pasqua non e' Natale. Non ci sono i giorni di vigilia, il cenone, i bagordi che precedono il 25 dicembre. Anzi, prima di Pasqua in teoria si mangia di magro. Quindi si arriva al pranzo pasquale piu' freschi". E ci si puo' concedere il tradizionale pranzo: "Antipasti magari con verdure alla griglia e del buon olio d'oliva, affettati e (pochi) formaggi, poi il primo della tradizione regionale, che puo' essere agnolotti, ravioli, tortellini, e per secondo l'immancabile agnello, o capretto. Carne bianca, cotta alla griglia, non grassa. Per contorno si' a patate al forno, evitare quelle fritte, infine frutta di stagione (fragole o ciliegie) e dolce". E sulla scelta del dolce, Calabrese ha un'idea precisa: "Molto meglio l'uovo di Pasqua della colomba. L'uovo, specie se di cioccolato fondente, ha meno grassi, e sono grassi vegetali, e inoltre da' prima il senso di appagamento. La colomba si fa con burro o strutto, e' piu' pesante". Non deve mancare il pane: "Sono contrarissimo alle diete iperproteiche: il corpo ha bisogno di zuccheri, che si ricavano dai carboidrati, altrimenti si dimagrisce subito e poi si reingrassa ancora piu' di prima".
Un signor pasto, insomma, a patto, ammonisce il nutrizionista, di limitarsi la sera "a una bella insalata mista, al massimo con una mozzarellina". A Pasquetta si replica, ma stavolta bisogna stare piu' attenti: "Non ci si puo' strafogare anche lunedi' a pranzo. Se c'e' la gita fuori porta approfittiamone: una bella insalata di pasta, un po' di carne alla griglia, magari dei salumi di campagna, evitiamo piatti troppo elaborati. E la sera, ancora insalata: solo cosi' il martedi' avremo praticamente gia' assorbito il 'colpo' pasquale". (AGI)
lunedì 2 aprile 2012
E' l'orsetta "Dea" l'ambasciatrice in Giappone della Dieta Med-Italiana
Ha fatto il giro del pianeta la tenera notizia giunta da Tokyo, nel Giappone, secondo cui l’orsetta “Dea” ha iniziato a mangiare regolarmente solo quando le hanno servito i pasti conditi con olio extravergine d’oliva, il nutrimento simbolo della “Dieta Med-Italiana”, il regime alimentare e lo stile di vita proposto e spinto negli ultimi mesi da alcuni studenti del Costa di Lecce i quali hanno lanciato la tripla A di agricoltura, alimentazione e ambiente.
«Dopo essere arrivata qui le abbiamo dato carne di cavallo che ci avevano detto essere l’alimento preferito», spiega Mikako Kaneko, funzionaria del dipartimento Educazione e Stampa dello Ueno Zoo di Tokyo, il più antico del Giappone. La giovane femmina sembrava essere senza appetito, nonostante i 10 kg di cibo quotidiani di cui necessita, tra un po’ di pesce, verdure (come pomodori, carote e insalata) e almeno 8 kg di carne fresca, un ottimo 'sashimì di cavallo. «Allora ci siamo chiesti: viene dall’Italia, dalla Puglia, che cosa possiamo darle? Abbiamo provato con un filo di olio d’oliva e da allora ha funzionato», ha raccontato Kaneko ai giornalisti dell’ANSA.
Dea, nata il 2 dicembre del 2008 nello Zoo Safari di Fasano, in provincia di Brindisi (Salento), è da alcuni giorni in assoluto la star di “Mare per orsi polari e foche”, la sezione del grande parco della capitale giapponese rinnovata a ottobre del 2011. Ha sostituito Reiko, una femmina morta lo scorso febbraio all’età di 28 anni. Dea è giunta nel Giappone il 16 marzo scorso, appena due settimane fa, con un volo cargo da Milano Malpensa. Particolare la notizia che la sua terra d’origine non sia il Circolo polare Artico bensì la calda e assolata terra di Puglia, accogliente per natura. Anche se l’orsetta è in Giappone da pochi giorni, pare essersi comunque già ambientata nella nuova casa, pur se lontana dai genitori rimasti in Puglia, oltre ad essere già visitatissima, al punto da insidiare la corteggiata coppia di panda giganti presi in prestito dalla Cina. Dea non è l'unica orsa polare nata nello zoo Safari di Fasano, fa parte, infatti, di una cucciolata di tre orsetti, nati tre anni fa. I suoi due fratelli, Noel e Snowy sono già da tempo ospitati rispettivamente negli zoo di Copenaghen e in quello di Monaco. Da Monaco, dove Snowy è stata ribattezzata Giovanna in omaggio alla sua origine italiana, la sorellina di Dea è stata prestata per qualche tempo allo zoo di Berlino ed è diventata famosa per essere stata fidanzata con il famosissimo orso Knut che qualche anno fa ha commosso mezza Europa perché, abbandonato dai genitori, fu adottato e salvato dagli operatori del parco.
«E’ troppo simpatica, è un amore – annunciano i giovani della 3B della scuola leccese – non ci abbiamo messo più di un minuto per decidere di nominare Dea “Ambasciatrice della Dieta Med-Italiana in Giappone”. Se fosse minimamente possibile, ci piacerebbe da morire poterla invitare a fine maggio presso il Festival che stiamo organizzando qui a Lecce. Il sapere che Dea ha ricominciato a mangiare con appetito e regolarmente solo quando, fortunatamente, ai responsabili dello zoo è venuto in mente di condire i suoi pasti con il buonissimo e sanissimo olio extravergine d’oliva, ci ha dato un’ulteriore carica nel voler gridare al mondo intero che la dieta mediterranea italiana (da noi contratta in “dieta med-italiana”) è in assoluto il regime alimentare più indicato per mangiare bene, per essere sani e per rispettare l’ambiente; è la nostra tripla A: agricoltura, alimentazione, ambiente. Ecco perché d’ora in poi chiameremo l’orsetta di Tokyo “Dea della Dieta Med-Italiana”».
Gli Ueno Zoological Gardens di Tokyo sono stati fondati nel 1882 - «appena tre anni prima della fondazione della nostra scuola, avvenuta nel 1885», fanno simpaticamente notare gli studenti di Lecce. In questi 130 anni di vita, lo zoo è cresciuto molto, raggiungendo un’estensione di 14 ettari. Oggi ospita più di 2600 animali di 464 diverse specie. Coopera con i maggiori zoo in tutto il mondo (Beijing Zoo - Cina, San Diego Zoo - Usa, Chapultepec Zoo - Messico) ed ora anche con il più grande parco faunistico d’Italia, lo Zoo Safari di Fasano.
«Dopo essere arrivata qui le abbiamo dato carne di cavallo che ci avevano detto essere l’alimento preferito», spiega Mikako Kaneko, funzionaria del dipartimento Educazione e Stampa dello Ueno Zoo di Tokyo, il più antico del Giappone. La giovane femmina sembrava essere senza appetito, nonostante i 10 kg di cibo quotidiani di cui necessita, tra un po’ di pesce, verdure (come pomodori, carote e insalata) e almeno 8 kg di carne fresca, un ottimo 'sashimì di cavallo. «Allora ci siamo chiesti: viene dall’Italia, dalla Puglia, che cosa possiamo darle? Abbiamo provato con un filo di olio d’oliva e da allora ha funzionato», ha raccontato Kaneko ai giornalisti dell’ANSA.
Dea, nata il 2 dicembre del 2008 nello Zoo Safari di Fasano, in provincia di Brindisi (Salento), è da alcuni giorni in assoluto la star di “Mare per orsi polari e foche”, la sezione del grande parco della capitale giapponese rinnovata a ottobre del 2011. Ha sostituito Reiko, una femmina morta lo scorso febbraio all’età di 28 anni. Dea è giunta nel Giappone il 16 marzo scorso, appena due settimane fa, con un volo cargo da Milano Malpensa. Particolare la notizia che la sua terra d’origine non sia il Circolo polare Artico bensì la calda e assolata terra di Puglia, accogliente per natura. Anche se l’orsetta è in Giappone da pochi giorni, pare essersi comunque già ambientata nella nuova casa, pur se lontana dai genitori rimasti in Puglia, oltre ad essere già visitatissima, al punto da insidiare la corteggiata coppia di panda giganti presi in prestito dalla Cina. Dea non è l'unica orsa polare nata nello zoo Safari di Fasano, fa parte, infatti, di una cucciolata di tre orsetti, nati tre anni fa. I suoi due fratelli, Noel e Snowy sono già da tempo ospitati rispettivamente negli zoo di Copenaghen e in quello di Monaco. Da Monaco, dove Snowy è stata ribattezzata Giovanna in omaggio alla sua origine italiana, la sorellina di Dea è stata prestata per qualche tempo allo zoo di Berlino ed è diventata famosa per essere stata fidanzata con il famosissimo orso Knut che qualche anno fa ha commosso mezza Europa perché, abbandonato dai genitori, fu adottato e salvato dagli operatori del parco.
«E’ troppo simpatica, è un amore – annunciano i giovani della 3B della scuola leccese – non ci abbiamo messo più di un minuto per decidere di nominare Dea “Ambasciatrice della Dieta Med-Italiana in Giappone”. Se fosse minimamente possibile, ci piacerebbe da morire poterla invitare a fine maggio presso il Festival che stiamo organizzando qui a Lecce. Il sapere che Dea ha ricominciato a mangiare con appetito e regolarmente solo quando, fortunatamente, ai responsabili dello zoo è venuto in mente di condire i suoi pasti con il buonissimo e sanissimo olio extravergine d’oliva, ci ha dato un’ulteriore carica nel voler gridare al mondo intero che la dieta mediterranea italiana (da noi contratta in “dieta med-italiana”) è in assoluto il regime alimentare più indicato per mangiare bene, per essere sani e per rispettare l’ambiente; è la nostra tripla A: agricoltura, alimentazione, ambiente. Ecco perché d’ora in poi chiameremo l’orsetta di Tokyo “Dea della Dieta Med-Italiana”».
Gli Ueno Zoological Gardens di Tokyo sono stati fondati nel 1882 - «appena tre anni prima della fondazione della nostra scuola, avvenuta nel 1885», fanno simpaticamente notare gli studenti di Lecce. In questi 130 anni di vita, lo zoo è cresciuto molto, raggiungendo un’estensione di 14 ettari. Oggi ospita più di 2600 animali di 464 diverse specie. Coopera con i maggiori zoo in tutto il mondo (Beijing Zoo - Cina, San Diego Zoo - Usa, Chapultepec Zoo - Messico) ed ora anche con il più grande parco faunistico d’Italia, lo Zoo Safari di Fasano.
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