E' quanto emerge da una analisi di
Coldiretti, Legacoop Agroalimentare e Coop diffusa in occasione della
presentazione della "prima pasta tutta italiana dal campo allo
scaffale". Gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali con circa
26 chili per persona nell'ultimo anno, quantità tre volte superiore a
quella consumata da uno statunitense, da un greco o da un francese,
cinque volte a quella mangiata da un tedesco o uno spagnolo e sedici
volte da un giapponese. Sul podio dei mangiatori di pasta salgono -
precisano Coldiretti, Legacoop Agroalimentare e Coop - l'Italia con i 26
chili all'anno a testa, il Venezuela con 13 e la Tunisia con 12. In
Italia sono consumati oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un
controvalore di 2,8 miliardi.
L'Italia è leader anche nella produzione
con 3,2 milioni di tonnellate superiore a quella di Stati Uniti (2
milioni), Brasile (1,3) e Russia (858mila tonnellate). In altre parole è
un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è fatto in Italia.
Nel corso del 2011 sono aumentate dell'8 per cento le esportazioni in
valore di pasta italiana nel mondo ma un aumento record del 60 per cento
si è verificato in Cina dove comunque la domanda resta contenuta.
La pasta italiana è
entrata nelle abitudini alimentari in tutti i continenti con 2 miliardi
di valore dell'export anche se i consumatori più appassionati sono i
tedeschi, seguiti da francesi, inglesi, statunitensi e giapponesi. La
riscossa della pasta ha trainato anche le semine di grano duro in Italia
che avrebbero fatto segnare nel 2012 un incremento di circa 150mila
ettari (+13% su base annua), ammontando complessivamente a 1,35 milioni
di ettari, sulla base di una indagine Ismea.
A livello regionale
si stimano aumenti consistenti in Puglia e Marche (+15 per cento circa) e
Sicilia (+20) mentre in controtendenza sarebbe la Basilicata dove gli
ettari avrebbero subito una contrazione di circa il 10 per cento.
L'italianità della pasta è considerata il vero valore aggiunto del
prodotto secondo un sondaggio online condotto da Coldiretti.
Nella scelta della pasta il 56 per cento considera fondamentale
l'italianità, il 26 il formato, l'11 il prezzo più basso e solo il 7 per
cento la marca famosa.
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