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giovedì 19 aprile 2012

Le "5 volte" della Dieta Mediterranea

Nonostante il tempo ballerino l'estate è sempre più vicina e dunque anche la "spaventosa" prova costume. Nei salotti televisivi, sul web, nei giornali spopolano consigli e suggerimenti per chi ha bisogno di perdere quei chili in più. E se, in molti parlano dei miracolosi risultati della dieta iperproteica proposta dal medico francese Dukan, il passaparola toscano punta sulla dieta mediterranea. «Altro che Dukan - afferma Marco, 30 anni- l'anno scorso ho perso 12 chili e sono ancora in forma». Il merito? Tutto di Francesca Vannini, 29 anni e dietista di Grosseto. Il suo segreto? Dare un obiettivo per volta. «Più che fornire una dieta - spiega Vannini - credo che sia fondamentale dare alle persone una giusta educazione alimentare in modo che possa seguire degli obiettivi passo dopo passo. Per questo faccio tenere a tutti i miei pazienti un diario alimentare, in modo che possano diventare consapevoli delle proprie abitudine e correggere i difetti».

Dieta mediterranea. Niente tempo perso a pesare gli alimenti. Vannini, nella sua dieta, non elimina alcun tipo di alimento. «Bisogna mangiare un po' di tutto, con dei limiti, certo, ma senza privazioni. Tendenzialmente la mia dieta è composta dal 55% di carboidrati, il 30% di grassi e il 15% di proteine. Bisogna non saltare nessun pasto e imparare a fare attività fisica. Ci vuole costanza, ma i risultati sono assicurati». Se la dieta Dukan propone una dieta iperproteica, i dietologi della nostra regione continuano ad affermare la forza della dieta mediterranea. Francesca Castrogiovanni, nutrizionista di 43 anni che visita a Viareggio e Pisa, ne ha fatto il suo cavallo di battaglia. «Rinunciare ai carboidrati non fa bene - spiega- Certo, bisogna limitare la quantità, ma vanno mangiati tutti i giorni. A pranzo 80 grammi di pasta al pomodoro con aggiunta di verdure non possono mancare». Castrogiovanni punta alla dieta più adatta alle abitudine e ai bisogni. «Non solo a nessuno piace soffrire, ma è anche inutile. Una dieta che comporta dolore e privazioni è destinata a fallire - spiega - E' fondamentale che il paziente apprenda un metodo di comportamento alimentare sano da poter portare avanti lungo tutto la sua vita».

Mangiare 5 volte al giorno. Un esempio? Mangiare almeno cinque volte al giorno: colazione, spuntino con yogurt, pranzo con pasta e verdura, spuntino con frutta e cena con proteine e verdura. «Sono ammessi anche piccoli peccati di gola, come un dolce (ma solo alla mattina) e un bicchiere di vino rosso al giorno - continua Castrogiovanni - Fondamentale è poi l'attività fisica. Io consiglio almeno una mezz'ora di camminata a passo ben spedito al giorno. Per i più pigri può essere utile anche comprare il contapassi: se ne devono contare almeno 10mila ogni giorno». La dieta mediterranea è anche alla base del regime alimentare proposta da Stefania Capecchi, biologa nutrizionista a Pistoia e Monsummano che insegna ai propri pazienti a leggere le etichette dei cibi per imparare a riconoscere ciò che ci fa bene e ciò che ci male. «Imparare a riconoscere ciò che mangiamo è fondamentale, così riusciamo a scegliere come alimentarci meglio- spiega - Un esempio? Il dado non andrebbe mai usato, meglio usare le erbe e più peperoncino per dare sapore ai nostri piatti. Oppure preferire la pasta e il pane integrali, sono ricchi di fibre e aiutano l'intestino».

Attenti alle intolleranze. Alessandro Lombardi, medico, elbano, che dal 1995 ha adattato una dieta, da lui ideata per gli sportivi, alle caratteristiche di ogni paziente. «Non parto dal concetto che una persona sia in sovrappeso o meno, ma che necessiti di ritrovare il suo equilibrio - spiega - Un organismo anche sedentario, ha bisogno di accumulare energia tramite gli alimenti che assume, come li consuma è la chiave». Per questo Lombardi prima di indicare il regime alimentare da seguire effettua a ogni paziente un'analisi delle intolleranze. «In base ai risultati elimino per un po' gli alimenti che provocano intolleranza, per poi reinserirli gradatamente nell'alimentazione. Detto ciò il paziente può consumare quello che vuole, nella quantità in cui vuole. Basta non mangiare mai la stessa pietanza sia a pranzo che a cena e consumare la frutta lontano dai pasti».

Attività fisica. Un altro suggerimento è quello di consumare sempre come prima pietanza la verdura: «Così siamo sicuri di assumerne a sufficienza e dà anche il giusto senso di sazietà». E non bisogna dimenticare la giusta attività fisica. «Importante è aumentare quotidianamente lo sforzo e la durata. Per esempio cominciare facendo 10 addominali e aumentarle di due ogni volta che effettuiamo l'esercizio», spiega. Costanza e fiducia sono per tutti le parole chiavi, nessuno usa il termine privazione. «Si possono limitare certe qualità di cibo per un periodo - spiega Francesca Pazzia, medico che da anni lavora anche al Centro obesità di Livorno - ma mai arrivare a privazioni totali. Qualsiasi dieta si scelga di seguire deve essere creata in modo tale da sposare le abitudini e le caratteristiche del paziente. E' un impegno, ma non deve portare sofferenza. L'importante è capire che possiamo scegliere uno stile alimentare più sano». (Il Tirreno)

venerdì 3 febbraio 2012

Pasta e Dieta Med-Italiana, promosse a pieni voti

La risposta più convincente al boom statunitense della dieta “low-carb” (pochi carboidrati) e alle relative polemiche arriva da Roma e dalla dieta mediterranea. Quella dell’eliminazione dei carboidrati è una mania che ha preso piede tra milioni di americani probabilmente in seguito ad una sorta di reflusso alla guerra, dichiarata oltreoceano, all’obesità. La dieta di Atkins, il guru della dieta “Low-Carb” morto nell’aprile del 2003, di cui anche la morte ha fatto discutere, tendeva sì ad eliminare i carboidrati, ma, implicitamente, sembrava concedere agli americani di poter largheggiare un po’ con i grassi, oltre a puntare in maniera decisa sulle proteine.

Dopo le polemiche scoppiate negli Usa attorno alle diete, non è un caso che sia proprio un’organizzazione no profit statunitense, l’Oldways, a stilare un documento ufficiale, il Consensus Document, che, nell'ambito del convegno 'Healthy Pasta Meals', tenutosi a Roma, promuove a primo della classe il modello mediterraneo su tutti gli altri modelli occidentali di alimentazione.

La dieta mediterranea, a livello internazionale, viene riconosciuta la migliore per i maggiori benefici per la salute. Come si evince dal titolo del convegno, patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole e dal Ministero della Salute e la collaborazione di autorevoli esperti internazionali, è la pasta, ricca di carboidrati, a costituire l’elemento cardine della dieta ideale.

La pasta e' importante, spiega il comunicato dell'associazione, ''non solo in quanto fonte di carboidrati complessi, ma anche perche' veicolo ideale per gli ingredienti necessari ad un pasto che contribuisca costantemente al mantenimento della salute. Indipendentemente dal contenuto di fibre - continua la nota Oldways - la pasta ha infatti un basso indice glicemico (41). Come risultato, chi consuma pasta gode dei benefici di assorbimento prolungato dei carboidrati, che ha come conseguenza un aumento lento degli zuccheri nel sangue. La pasta è, infatti, prodotta con semola di grano duro che, a differenza della farina di grano tenero, usata di solito per il pane, è assorbita in maniera più lenta dall’organismo.

La pasta gode inoltre dei vantaggi derivanti dagli altri singoli ingredienti che la accompagnano come condimento: olio d’oliva, pomodori e le altre verdure, pesce, tagli di carne magra.

Secondo lo studio percio', chiunque aspiri ad una vita lunga e sana e a prestazioni fisiche e intellettuali elevate, deve sfruttare i principi dei carboidrati a rilascio lento, quelli, per l'appunto, contenuti nella pasta. Ma è solo la pasta ad assurgere a elemento centrale della dieta mediterranea: frutta, verdura e legumi, anch'essi ricchi di carboidrati, accompagnati da un filo d'olio extravergine d'oliva e vino con moderazione, se consumati quotidianamente e nelle giuste dosi, apportano all'organismo grandi benefici.

Un convegno che contribuisce dunque a dissipare la confusione che si è fatta attorno alla pasta ed ai carboidrati in genere, in relazione alle polemiche sul modo migliore per perdere peso. E’ emersa, infatti, la conferma dei rischi per la salute delle diete a basso contenuto di carboidrati e con un’alta percentuale di grassi e proteine. Il rischio che corre chi si fa prendere dalla mania dell’eliminazione dei carboidrati è che si evitano alimenti che non sono solo quelli preferiti (pasta, pane e pizza) ma che sono il fondamento di una dieta equilibrata.

Un “peso sano” si può ottenere, e soprattutto mantenere, solo con una dieta equilibrata, senza ricorrere a condotte alimentari estreme che comportano sempre rischi per la salute.

La Dieta Med-Italiana, versione italica della dieta mediterranea, è inoltre apportatrice di benefici che accrescono la longevità, migliorano le prestazioni fisiche e cognitive e possono svolgere un ruolo chiave nell'impedire le malattie croniche quali l'obesità, il diabete, la malattia cardiache, coronariche e determinate forme di cancro.

L’aumento del peso non è causato da un alimento in particolare, è causato invece dall’assunzione di un ammontare di calorie superiore a quante ne vengono bruciate. La pasta, se associata ad altri alimenti sani, non provoca l’aumento di peso, mentre le diete High-fat/low-carb sono pericolose, perché comportano rischi per la salute e possono aumentare il rischio di contrarre serie malattie croniche come obesità, diabete, malattia cardiovascolari, Malattia di Alzheimer e certe forme di cancro.

I carboidrati sono essenziali nelle diete sane ed equilibrate. I carboidrati sono la fonte della maggior parte del glucosio presente nel corpo, che è il combustibile fondamentale per l’energia necessaria al cervello, le cellule del sangue, i muscoli e gli altri organi. Senza carboidrati, una dieta non è equilibrata, né completa.

La dieta ideale deve avere queste percentuali: i carboidrati devono costituire il 45-60%, 25-30 % di grassi e 15-20 di proteine.

Su queste affermazioni c’è il consenso degli scienziati della nutrizione, al più alto livello, in tutto il mondo e delle guide di riferimento per la dietologia.