martedì 31 gennaio 2012

La "piramide alimentare", questa sconosciuta

Sarà colpa della globalizzazione di gusti e costumi, sarà per i ritmi di vita stressanti che hanno tolto cura e consuetudini sulle nostre tavole, sarà per le continue scoperte e le miriadi di diete e indicazioni alimentari ma rispetto all’alimentazione si sa sempre meno. E’ quello che emerge da tante ricerche e test condotti in questi anni nel nostro paese, fino a qualche anno fa citato ad esempio in campo alimentare per la sana dieta mediterranea.


I carboidrati fanno bene? Quanta frutta e verdura è bene consumare? E le uova? Forse alcuni di voi penseranno che sono domande alle quali è semplice rispondere, ma la verità è che non è sempre facile districarsi fra le tante informazioni e allora facciamo un passo indietro e torniamo alla vecchia cara Piramide Alimentare.
Cos’è?
Si tratta di uno schema alimentare suddiviso in settori, ognuno dei quali raggruppa tutti gli alimenti con caratteristiche nutrizionali simili. Partendo dalla base, nei settori più grandi, troviamo gli alimenti che devono essere consumati più frequentemente, mentre man mano che ci si avvicina al vertice troviamo gli alimenti che devono essere consumati con moderazione, fino ad arrivare al vertice della piramide destinato quei cibi che si dovrebbero consumare solo sporadicamente.

La piramide alimentare mostra in modo immediato e semplice quali sono gli alimenti più importanti su cui basare la nostra alimentazione per mantenere un buon stato di salute, limitando, invece, il consumo degli alimenti presenti all’apice. Infatti alla base della piramide, e quindi la parte più importante della piramide, troviamo gli alimenti che appartengono al gruppo dei cereali come pane, pasta, riso e patate che sono cibi ricchi di carboidrati complessi ma anche di proteine e fibra e che ricordate è bene preferire nella versione integrale e non raffinata! Subito dopo troviamo un secondo vasto settore rappresentato dalla frutta e verdura, alimenti ricchi di acqua, fibra, vitamine e sali minerali, ed è su questi alimenti che dovremmo basare la nostra dieta! Per condire e cuocere dovremmo preferire oli vegetali a quelli di origine animale, e in particolare l’olio extravergine di oliva e a crudo olio di mais e girasole. La parte centrale della piramide presenta, poi, quegli alimenti che dovremmo consumare con moderazione: carne, pesce, legumi, formaggi, uova e insaccati, alimenti ricchi di proteine. Fra questi alimenti è bene consumare con minore frequenza i formaggi e le uova, preferendo il pesce alla carne rossa. Avvicinandoci all’apice della piramide troviamo infine gli zuccheri e quindi gli alimenti che lo contengono in gran quantità come i dolciumi, le bibite gasate e i grassi contenuti in prodotti industriali come snack e merendine che è bene consumare solo occasionalmente. Seguendo una dieta che si rifà allo schema della Piramide Alimentare possiamo essere sicuri di scegliere una corretta alimentazione per noi e per i nostri bambini, e per ogni dubbio potete sempre rivolgervi al vostro medico di base che sarà in grado di fornirvi tutte le indicazioni e informazioni di cui avete bisogno! (Anna Giordano)

lunedì 30 gennaio 2012

Buonisima notizia! Il cacao riduce il rischio di cancro

A ridosso della Festa degli Innamorati, sapere che il cioccolato ricco di cacao oltre a essere buono da mangiare è anche buono con l’intestino, proteggendolo dal rischio di cancro, è più che una buona notizia.

A sostenere le proprietà benefiche del cacao, oggi, è un nuovo studio a cura dei ricercatori dell’Istituto di Alimenti e Nutrizione – Scienza e Tecnologia – della Spagna, coordinati dalla dottoressa Maria Arribas. Lo studio è stato pubblicato su Molecular Nutrition and Food Research.
I pregi del cacao nel proteggere la salute sono da ricercarsi nelle sostanze che lo compongono come, per esempio, i flavonoidi, antiossidanti, che contrastano l’ossidazione del corpo, i radicali liberi, l’infiammazione e combattono l’invecchiamento.

«Alimenti come il cacao, che è ricco di polifenoli, sembrano giocare un ruolo importante nella protezione contro la malattia», scrivono i ricercatori.

Lo studio in questione è stato condotto su modello animale per verificare se e come il cibo possa interagire con la salute e, nello specifico, come il cacao proteggesse dal cancro intestinale. Per fare ciò, il team di scienziati, ha utilizzato due gruppi di topi di cui, al primo gruppo veniva somministrata una dieta integrata con il 12 percento di cacao, per otto settimane. Ai topi appartenenti al gruppo di controllo, veniva data la stessa dieta, ma senza il cacao. Durante il periodo di follow-up, entrambi i gruppi sono stati esposti all’azoxymethane, una potente sostanza cancerogena in grado di indurre il cancro al colon.

Nell’arco di quattro settimane dall’esposizione alla sostanza chimica, i topi hanno iniziato a sviluppare il cancro intestinale. Nonostante ciò, i topi appartenenti al gruppo “cacao” mostravano un minor numero di lesioni pre-cancerose, rispetto al gruppo di controllo.

La conclusione dei ricercatori è dunque stata che il cacao, grazie ai suoi componenti, può essere d’aiuto nel contrastare lo sviluppo del tumore all’intestino. Tuttavia, altri esperti ricordano che questo è uno studio condotto su modello animale e quindi sono necessari riscontri sull’uomo. Poi, mangiare troppo cioccolato non è del tutto salutare in quanto, per via dei grassi, potrebbe far aumentare di peso, e l’obesità è un fattore di rischio per il cancro al colon.

In sostanza, va bene mangiare cioccolato ma con equilibrio – così come si dovrebbe fare sempre. E seguire una dieta sana con adeguate percentuali di frutta, verdura che apportino le giuste quantità di fibre, antiossidanti, vitamine eccetera, è sempre la scelta migliore. Poi, di certo, i flavonoidi contenuti nel cacao sono sostanze utili e benefiche, quindi…

Ma, attenzione, gli scienziati parlano di cacao e non di cioccolato, magari al latte, che di cacao ne contiene in minima traccia. Dovendo scegliere, dunque, privilegiamo il cioccolato fondente con alte percentuali di cacao. (lm&sdp)

venerdì 27 gennaio 2012

7 noci al giorno tolgono il colesterolo di torno

Le noci sono buone e mangiarle, oltre che un piacere, fa bene. E non c’è neanche bisogno di farne indigestione: secondo un nuovo studio bastano infatti sette noci al giorno per contrastare efficacemente il colesterolo LDL o “cattivo” e, allo stesso tempo, ottenere un aiuto nel prevenire le malattie cardiovascolari.

Come accennato il “buono” delle noci è che contengono elevati livelli di polifenoli, noti antiossidanti in grado di proteggere il corpo dagli attacchi dei radicali liberi e i danni da ossidazione. Ma i polifenoli non sono contenuti soltanto nelle noci, li ritroviamo anche negli altri tipi di frutta secca. Ed è proprio quello che hannoaccertato i ricercatori dell’Università di Scranton, in Pennsylvania (Usa), guidati dal professor Joe Vinson.

Gli scienziati hanno analizzato diversi tipi di frutta secca, per poi stilare una classifica in base al contenuto di antiossidanti e di conseguenza il maggiore o minore effetto sul colesterolo e i danni da ossidazione dell’organismo. Chi ha meritato la palma di miglior frutta secca antiossidante? Le noci, ovviamente. Ma dietro di loro ci sono, anche con poche differenze, altri tipi di frutta secca. Per esempio i pistacchi e le noci del Brasile hanno ottenuto il punteggio più alto, subito a ridosso delle noci. Seguono poi anacardi, nocciole, noci pecan, mandorle, arachidi, noci macadamia.

«Le noci hanno mostrato di avere il più alto e libero totale di polifenoli in entrambi i campioni [analizzati], normali o tostate», ha commentato il professor Vinson. Questi elevati livelli di antiossidanti fanno delle noci un cibo anticolesterolo, affermano i ricercatori. Ma anche gli altri tipi di frutta secca sono indicati in questo tipo di situazione. (lm&sdp)

Prevenire obesità e diabete con la dieta

Mangiare come cura per previnire l’obesità e il diabete, a dirlo uno studio portato avanti dall’Adi, l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica e dall’Associazione Medici Diabetologi (Amd) in collaborazione con Slow Food. Le tre si sono unite per trovare la soluzione migliore per i due mali. Mangiare sì ma nel modo giusto senza privazioni drastiche ma con moderazione.

Una dieta genuina e equilibrata che includerebbe anche pane e pasta. Secondo lo studio infatti un’introduzione misurata all’interno della dieta quotidiana di entrambe gli alimenti non farebbe altro che bene. Le giuste dosi non farebbero ingrassare ma contribuirebbero a quel senzo di appagamento e sazietà necessario per ogni dieta. La stessa cosa vale per i dolci per la frutta e anche per il vino. Basta solo un po’ di buon senso per evitare problemi dannosi alla salute.

Lo studio si basa anche su una percentuale elevate del numero di obesi tra i bambini, per l’Adi, l’Adm e Slow food questo è un problema da arginare. L’Italia vanta una percentuale di bambini obesi tale da porla ai primi posti nel paragone con il resto d’Europa. La colpa risiederebbe in alimentazione poco controllata e piena di cibi poco salutari come le merendine. Gli studi sottolineano come l’obesità da bambini genera problemi legati al diabete da adulti. Si parla di diabete di tipo due, per evitare la cosa bisogna mettere in piedi una vera e propria educazione alimentare insegnando quel buon senso utile al fine di evitare entrambe i casi.

Educare quindi a un’alimentazione sana non proibire i dolci pieni di conservanti ma magari sostituirli con qualcosa di più genuino ad esempio con dolci fatti in casa oppure evitare patatine e sostituirle con qualcos’altro. Creare una dieta bilanciata che non faccia ricorso alla proibizione ma solo alla sostituzione.Una fetta di pane e marmellata o un dolce della nonna è molto più gustoso di una merendina comprata al supermercato così come un’insalata condita nel modo giusta e presentata nel modo giusto potrebbe essere molto più interessante di un pacco di patatine. L’intenzione delle tre associazioni è quella di diffondere il più possibile una cultura del gusto per raggiungere l’obiettivo di ridurre i più possibile obesità e diabete. (Marianna Antenucci)

E basta! Ma davvero solo gli stranieri sanno valorizzare i nostri beni?

Dopo Gancia e Parmalat, un altro pezzo del made in Italy a tavola finisce in mani straniere. L’azienda Ar Alimentari spa, primo produttore italiano di pomodoro pelati, è stata acquisita dalla società inglese Princes, controllata dal gigante giapponese Mitsubishi.

Il gruppo anglonipponico ha rilevato il 51 per cento di quote di una nuova società nella quale è confluito lo stabilimento pugliese di Borgo Incoronata della ditta italiana. L’azienda Ar è attiva nella produzione di conserve e ha un fatturato di circa 300 milioni di euro.

Solo il 20 per cento delle vendite del gruppo sono realizzate in Italia mentre il giro d'affari all’estero spazia fra il 30 per cento per l'Inghilterra, il 20 per cento per la Germania, il 10 per cento  per l'Africa, l'8 per cento per la Francia, con una percentuale minore per la Grecia, gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone, l'Austria e il Sud America.

L’inglese Princes è controllata dalla Mitsubishi Corporation dal 1989 ed ha realizzato da allora ben 22 acquisizioni e fusioni classificandosi tra le società europee con maggiore rapidità di crescita.

“I pomodori pelati sono il simbolo dell'Italia a tavola ma in un solo anno nazionale – ha commentato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini – sono stati ceduti all’estero tre pezzi importanti del Made in Italy alimentare che sta diventando un appetibile terra di conquista per gli stranieri. Un processo favorito dalla crisi di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”.

giovedì 26 gennaio 2012

Frittura con olio d'oliva non danneggia il cuore

I risultati di una ricerca condotta all’Università Autonoma di Madrid negano che ci sia una correlazione tra il consumo di cibi fritti nell’olio (d’oliva o di girasole) e le malattie coronariche.

Lo studio, pubblicato sul British Medical Journal, si è basato sull’osservazione di 40.757 persone di età compresa tra i 29 e i 69 anni. I volontari, privi di malattie legate al cuore, sono stati osservati per ben 11 anni con controlli che riguardavano la loro salute in generale e la dieta.

In 606 hanno riscontrato problemi al cuore mentre 1.134 sono stati i decessi registrati, ma in nessun caso è stata riscontrata una relazione tra malattie cardiache e il consumo di cibi fritti con olio d’oliva o girasole (i più usati nei Paesi del Mediterraneo).

“Il nostro studio sfata il mito che vuole il cibo fritto generalmente legato alle malattie al cuore", ha affermato con convinzione la dottoressa Guallar-Castillon. Secondo i ricercatori però tali risultati sarebbero differenti in un Paese in cui è più largo l’uso di oli solidi o riutilizzati.

Però... non sono mancate le polemiche, soprattutto da parte dei nutrizionisti iberici convinti che comunque, quando si consuma del cibo fritto, inevitabilmente si assumono più calorie dato l’assorbimento del grasso degli oli. Quindi, ricordano i nutrizionisti, aumenta il rischio di incorrere in problemi quali pressione alta, colesterolo ed obesità.

lunedì 23 gennaio 2012

Il pensiero di Sergio Marini, presidente nazionale Coldiretti

Quest’anno alla Fòcara di Novoli c’è stato Sergio Marini, il collega dottore agronomo che ricopre l’incarico di Presidente della Coltivatori Diretti Nazionale. Nella tenda che ha ospitato la conferenza c’erano assiepate 500 persone che non è assolutamente facile riunire alle 9 e 30 di mattina di un gelido martedì 17 gennaio. Devo dire che Coldiretti Lecce è riuscita in un impresa che riesce solo quando si organizza un concerto con un cantante di grido come Jovanotti! Il presidente Pantaleo Piccinno può andare fiero di questo risultato che, oltre che essere della sua coldiretti, è quello dell’intera agricoltura del Salento leccese. Sergio Marini ha richiamato intorno al tavolo dell’agricoltura 500 persone, ce l’ha fatta con quel suo accento umbro e facendo un discorso diretto e schietto di chi le cose te le dice chiare e in faccia.

Gli agricoltori vogliono pagare l’IMU
L’ha detto con chiarezza il Presidente Sergio Marini che le tasse sulla terra devono pagarle tutti, anche quelli che fanno solo il lavoro dell’ agricoltore. Perché oggi tutti devono contribuire a salvare il paese Italia e nessuno si può sottrarre. Marini chiede ai Sindaci di applicare aliquote più basse a quei proprietari che fanno solo gli agricoltori e nello stesso tempo afferma che chi invece la terra ce l’ha come secondo investimento deve essere trattato come quelli che hanno la seconda, terza e quarta casa.

Le risorse della PAC solo a chi fa l’agricoltore
Ha parlato della Politica Agricola Comune (Pac) e anche qui ha detto che siccome le risorse sono poche allora c’è bisogno di distribuirle solo a quelli che di lavoro fanno l’agricoltore, per garantire di continuare a produrre il cibo per gli italiani. Marini ha affermato che importiamo la metà del nostro fabbisogno in grano, carne e latte. Io aggiungo che importiamo il mais e la colza per alimentare i nostri bovini. Ma è giusto che le risorse della PAC vadano solo agli 11mila agricoltori del salento leccese.

Riconoscere i servizi ecosistemici erogati dagli altri 210mila proprietari del Paesaggio rurale del Salento leccese.
Più volte ho scritto che nel Salento leccese ci sono 210mila proprietari del Paesaggio rurale che non hanno una rappresentanza che tuteli i loro diritti. L’Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce ADAF Lecce, che ho l’onore di presiedere, si è fatta carico di queste persone e a voce alta chiede che finalmente siano riconosciuti i servizi ecosistemici che erogano all’intera collettività.
Cosa sono i servizi ecosistemici?
Servizi ecosistemici, dall'inglese "ecosystem services", sono, secondo la definizione data dal Millennium Ecosystem Assessment (MA, 2005), "i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano". Il Millenium Ecosystem Assessment descrive quattro categorie di servizi ecosistemici, a iniziare dai più importanti: si possono distinguere in quattro grandi categorie:
  1. supporto alla vita (come ciclo dei nutrienti, formazione del suolo e produzione primaria),
  2. approvvigionamento (come la produzione di cibo, acqua potabile, materiali o combustibile),
  3. regolazione (come regolazione del clima e delle maree, depurazione dell'acqua, impollinazione e controllo delle infestazioni),
  4. valori culturali (fra cui quelli estetici, spirituali, educativi e ricreativi).
I 210mila proprietari di pezzetti di Paesaggio rurale del Salento leccese erogano tutte e 4 le categorie di servizi ecosistemici e in cambio non ricevono nemmeno un euro dalla collettività!

La crisi? Per l’agricoltura italiana è un buon augurio!
L’economia vera è l’agricoltura. C’è la crisi quando non ci sono i prodotti, invece adesso c’è la crisi perché non si vendono i prodotti. I prodotti ci sono, soprattutto quelli italiani di qualità. Si parla della crisi e il governo convoca le banche che fanno finanza ovvero chi la crisi l’ha creata e le industrie che sappiamo tutti se ne sono andate via, delocalizzate!

L’augurio di Marini
“Potrebbe sembrare un augurio ma è una provocazione ci sarebbe da sperare che la crisi che ha investito l’Italia andasse avanti fino in fondo. Solo così diventerebbe chiara l’essenzialità del settore dell’agricoltura. Una vera risorsa che sopravvivrebbe a tutto perché necessaria”. I problemi nascono perché ancora non si è capito che bisogna puntare sulle potenzialità del prodotto italiano infatti secondo Marini “il futuro dell’Italia è fare l’Italia”.

Piccolo è la soluzione!
Marini smentisce che per essere sul mercato bisogna essere una grande impresa. Lui le grandi imprese le vede fuggire a gambe levate dall’Italia verso i paesi in cui produrre costa meno. Anche le grandi imprese agricole fuggono verso i paesi in cui produrre costa meno. Ecco allora che piccolo è bello, piccolo è la risposta dell’Italia alla crisi. Le piccole imprese agricole sono il futuro del nostro Paese.

I giovani? Non ci sono mai stati!
Marini dice di smetterla con il piagnisteo che in agricoltura non ci sono i giovani. Quando era giovane lui in Coldiretti c’erano i 60enni e stiamo parlando di 30 anni fa. Oggi quei sessantenni di allora, se sono ancora vivi, hanno 90 anni! Tutti sanno che in agricoltura nessuno abbandona l’attività e che comunque i giovani si avvicinano lo stesso se c’è un guadagno!

L’agricoltura e il cibo centrali per gli italiani
Gli italiani sono interessatissimi all’agricoltura e al cibo. Il Governo Monti e il Palmento devono comprendere la centralità di questo tema e le prospettive che offre al paese intero. Il patto dell’agricoltura con gli italiani è così forte da rappresentare la vera prospettiva di sviluppo per il nostro paese.

L’agricoltura del Salento leccese rilanciata da Sergio Marini
Dopo i discorsi bisogna che si passi alla pratica. Tutti siamo chiamati a dare seguito a questo bagno di folla che c’è stato a Novoli. Posso testimoniare dell’interesse che suscitano oggi i temi del cibo perché vengo spesso chiamato a parlare dei prodotti della nostra terra. Le persone hanno voglia di agricoltura, adesso c’è bisogno che l’agricoltura soddisfi la voglia delle persone! (Antonio Bruno)

sabato 21 gennaio 2012

Un menu settimanale da Dieta Med-Italiana

Ecco qui un esempio di menu settimanale (non dieta!) con alimenti della Dieta Med-Italiana:

Primo giorno
  • Colazione: 1 tazza di latte magro e 3-5 Fette Biscottate con 1 velo di marmellata senza zuccheri aggiunti.
  • Spuntino: Una Mela grande o due mele piccole
  • Pranzo: 70-80 Grammi di Riso o pasta integrale, Verdure miste cotte e crude
  • Spuntino: Una Mela o 200 grammi di un frutto di stagione
  • Cena: 150 Grammi di Carne Bianca e Insalata a Volontà
  • Dopo cena: 1 Mela o 1 Pera e una tisana

Secondo giorno
  • Colazione: Un Yogurt, 2 Fette Biscottate e 1 frutto di stagione
  • Spuntino: Una Mela o 200 gr di frutta di stagione
  • Pranzo: 80 Grammi di Pasta più Insalata a Volontà
  • Spuntino: 1 Frutto di Stagione o 15 grammi di Frutta Secca
  • Cena: 200 Grammi di Pesce, Verdure e 50 grammi di Pane Integrale
  • Dopo cena: Un frutto a scelta ma di piccole dimensioni o una tisana

Terzo giorno
  • Colazione: 1 tazza di thè verde dolcificato con fruttosio e 5-6 biscotti secchi
  • Spuntino: La famosa Mela, consigliata in ogni dieta
  • Pranzo: Petto di Tacchino massimo 200 grammi, pomodori e 50 grammi di pane
  • Spuntino: Uno o due frutti di Stagione (tranne banane)
  • Cena: 1 piatto di passato di verdure, legumi misti 200 grammi e verdura a volontà
  • Dopo cena: Uno yogurt alla frutta di 100/130 grammi

Quarto giorno
  • Colazione: 1 tazza di latte magro e 3-5 Fette Biscottate con 1 velo di marmellata senza zuccheri aggiunti.
  • Spuntino: Una pera o 200 grammi di frutta distagione
  • Pranzo: 2 Uova, 50 Grammi di Pane, 1 Pomodoro, Insalata
  • Secondo Spuntino: Un dolce dietetico di massimo 50 grammi o un frutto a piacere
  • Cena: 150 grammi di patate e Verdure a volontà
  • Dopocena: 50 Grammi di Gelato alla frutta o 1 Frutto

Quinto giorno
  • Colazione: Un bicchiere di Thè Verde, Marmellata e Fette Biscottate
  • Spuntino: 1 spremuta + 1 mela o 1 pera
  • Pranzo: 50 Grammi di Pane integrale, 1 Mozzarella e 2 pomodori
  • Spuntino: 1 bicchiere di latte con pochissimi grassi
  • Cena: 90 grammi di fagioli, 1 fetta di pane integrale e carote o cipolle
  • Dopo cena: uno snack dietetico da 30 grammi o 15 grammi di mandorle secche

Sesto giorno
  • Colazione: 1 yogurt alla frutta e 2 fette biscottate integrali
  • Spuntino: La famosa mela di giorno che toglie il medico di torno…
  • Pranzo: 150 grammi di carne bianca, 2 patate ( o in alternativa 80 grammi di pasta o riso integrale) e 50 grammi di carote
  • Secondo Spuntino: 1 pera, un po di Uva
  • Cena: 2 Uova, 200 grammi di insalata di pomodori, 1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva e 50 grammi di pane
  • Dopo cena: 1 Frutto a piacere di medie dimensioni

Settimo giorno
  • Colazione: 1 tazza di latte magro e cereali integrali  + 2-3 mandorle o nocciole
  • Spuntino: 200 grammi di frutta di stagione
  • Pranzo: Puoi mangiare cosa vuoi, senza esagerare con le dimensioni (puoi concederti anche una pizza, scambiando il pranzo con la cena)
  • Spuntino: Un dolce qualsiasi, va bene anche il gelato
  • Cena: Tieniti leggero e inserisci insalata e verdure
  • Dopo cena: Dopo una giornata di piacere, accontentati di una mela. (Maddalena Grimaudo)

venerdì 20 gennaio 2012

Giappone: anche il Parkinson allontanato con la dieta mediterranea

Gusto e salute: questo potrebbe essere lo slogan che contraddistingue la dieta vanto della tradizione mediterranea e del nostro Paese – la Dieta Mediterranea Italiana (Dieta Med-Italiana). Una dieta che, se seguita correttamente può, secondo un recente studio, ridurre il rischio di Parkinson fino al 46%.

Curiosamente, lo studio che ha confermato ancora una volta i benefici delle dieta mediterranea non è italiano o europeo, ma proviene dall’oriente. Sono infatti i ricercatori dell’Università di Tokio in Giappone ad aver condotto questa ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sull’European Journal of Neurology.
Partendo dal presupposto, suggerito da alcune ricerche, che la malattia di Parkinson potrebbe avere origine anche a causa dello stress ossidativo – spesso indotto proprio da una dieta scorretta – i ricercatori hanno voluto indagare su quali fossero le differenze nel rischio di malattia seguendo diversi tipi di alimentazione.

Gli autori dello studio hanno dunque analizzato le abitudini alimentari di 249 pazienti affetti dalla malattia di Parkinson. Le informazioni dettagliate riguardo la dieta seguita dai pazienti sono state poi confrontate con quelle relative alle abitudini alimentari di 368 persone sane.
In base ai dati ricavati, le diete seguite dalle persone oggetto dello studio sono state suddivise in tre categorie:
  • “Dieta sana”, quella che prevedeva un maggiore consumo di vegetali come frutta, verdura, legumi eccetera – ma che comprendevano anche olio, pesce, funghi, alghe.
  • “Dieta occidentale”, quella che prevedeva un maggiore consumo di carni rosse, carni lavorate, alti livelli di grassi animali eccetera.
  • “Dieta leggera”, una via di mezzo tra quella sana e quella occidentale.
I numeri hanno poi confermato quanto supposto dal dottor H. Okubo e colleghi, ossia che chi aveva seguito – o seguiva – la “dieta sana” erano stati meno coinvolti nello sviluppo della malattia di Parkinson, e il rischio era in linea generale ridotto di quasi il 50%.
Chi invece seguiva le altre due diete non hanno mostrato di beneficiare di alcun effetto protettivo nei confronti della malattia.
«Un regime alimentare costituito da un elevato consumo di verdura, frutta e pesce può essere associato a un ridotto rischio di malattia di Parkinson», concludono i ricercatori. (lm&sdp)

giovedì 19 gennaio 2012

Un successo la prima uscita pubblica della Dieta Med-Italiana

Ha visto lungo e ha fatto bene, anzi benissimo, il sindaco del comune di Novoli, in provincia di Lecce, Oscar Marzo Vetrugno, ad offrire ai giovani di Repubblica Salentina uno spazio espositivo nell’ambito dell’edizione 2012 della Fòcara, conclusasi il 17 gennaio. Ha fatto bene perché, da un lato, ha offerto agli studenti dell’Istituto Costa di Lecce di effettuare la loro prima uscita pubblica per presentare il nuovo progetto denominato “Dieta Med-Italiana” e, dall’altro, ha permesso a migliaia e migliaia di visitatori e di curiosi di conoscere in tre giorni quella che, probabilmente, potrebbe rappresentare un concreto strumento di sviluppo futuro per il Salento, per il meridione e per l’Italia intera.
«Ho fortemente voluto il progetto dei ragazzi di Repubblica Salentina - ha spiegato il sindaco Vetrugno – in quanto rientra pienamente nei piani di rilancio della contemporaneità del nostro importante evento, il quale  sostiene, oltre alle sue peculiarità religiose, anche una serie di azioni e di iniziative collaterali sostanzialmente rivolte all’affermazione dell’identità del territorio nelle sue componenti più radicali e caratteristiche. E’ dal 2008 che si stringe sempre più il legame tra la Fòcara e la Dieta Mediterranea, entrambi simboli della cultura mediterranea nei due fondamentali elementi del fuoco e del cibo.»

«Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino – sostengono dal canto loro gli studenti leccesi – allora questa nostra idea di promuovere all’estero la dieta mediterranea italiana attraverso il nuovo brand “Dieta Med-Italiana” ha davvero tutti i numeri per offrire una possibile via di uscita dalla crisi e, soprattutto a noi giovani, un importante sbocco occupazionale. Non ci aspettavamo davvero tanto interesse e tanta curiosità, anche se dobbiamo confessare che ha giocato a nostro favore il grandissimo lavoro fatto dai nostri predecessori, gli studenti che negli anni scorsi hanno inventato la “Repubblica Salentina” e che tanto hanno fatto nella promozione culturale e turistica del territorio. Si vedeva lontano un miglio che la gente si avvicinava allo stand appena adocchiava l’icona dello stemma della nostra “res publica”. Siamo stati letteralmente bombardati da domande di ogni tipo. La cosa più sorprendente è stata la quantità di persone che si è offerta di contribuire e di partecipare allo sviluppo del nostro nuovo progetto. Agricoltori, produttori di olio, vino e ortaggi, rappresentanti di associazioni di categoria, giornalisti, etc., si sono tutti dichiarati disponibili a darci una mano. Naturalmente abbiamo accettato a piene mani e abbiamo preso nota di tutti i preziosi riferimenti.»

La Dieta Med-Italiana (in inglese Med-Italian Diet) è il brand con cui i giovani salentini intendono mettere in piedi una vera e propria strategia di marketing, capace di tradurre in business l’importantissimo riconoscimento mondiale, da parte dell’Unesco, della dieta mediterranea quale “patrimonio immateriale dell’umanità”. L’idea è quella di far comprendere ad inglesi, americani, tedeschi, canadesi e al resto del mondo (…e anche a noi italiani) che il nostro millenario stile alimentare è in assoluto il regime più indicato per:
  • nutrirsi in maniera sana;
  • per prevenire e combattere malattie importanti (ipertensione, arteriosclerosi, diabete, malattie cardiovascolari, obesità, …);
  • per mangiare bene senza rinunciare al gusto;
  • per raggiungere la sospirata sostenibilità ambientale.

mercoledì 18 gennaio 2012

Come sedare la fame, due consigli

Fame e sazietà sono due segnali che arrivano dal cervello e che si attivano per un meccanismo complesso nel quale sono coinvolti due ormoni: l’insulina e la leptina. La prima, prodotta dal pancreas, regola il metabolismo degli zuccheri. La seconda, prodotta dal tessuto adiposo, informa il cervello se abbiamo sufficienti riserve di grasso (e quindi di energia).

«Ebbene, la scienza ha dimostrato che i grassi saturi (quelli contenuti nei cibi di origine animale, eccezion fatta per il pesce) - e più specificamente l’acido palmitico - inducono insulinoresistenza e fanno diventare il cervello 'insensibile' al messaggio della leptina» spiega il dottor Agostino Grassi, specialista in scienza dell'alimentazione e segretario della fondazione Dieta Mediterranea Onlus.  In pratica, la nostra 'centralina' di regolazione dell'appetito non si accorge che abbiamo mangiato a sufficienza perché diventa 'sorda' al messaggio della leptina. Così continuiamo ad avere fame e le calorie salgono.

«Questo inganno dura fino a 72 ore dal consumo in abbondanza di alimenti che contengono acido palmitico» continua lo specialista. Quali sono questi cibi? «Carne, burro (e di conseguenza biscotti e dolci), latte (intero), formaggi e i prodotti in commercio che contengono olio di palma (leggete sempre le etichette!)».

Per dirla con altre parole: se il venerdì sera ceniamo con carne e/o formaggi e salumi e/o formaggi, senza usare moderazione, la sensazione di fame potrebbe durare addirittura fino a lunedì. Come evitare questa spiacevole situazione in cui “più mangio, più mangerei”?

«Con due metodi» dice Grassi «Il primo consiste nel preferire cene vegetariane, dove i secondi piatti sono a base di legumi (privi di acido palmitico) conditi con olio extravergine di oliva, ricco di acido oleico che previene la resistenza all'insulina. Il secondo consiste nell'usare carne e formaggi come condimenti piuttosto che come portate a tavola. Mi spiego meglio: se preparo una pasta alla bolognese e la consumo come piatto unico, ridurrò la carne ad una porzione piccola che si aggira più o meno attorno ai 50 grammi contro i 150 grammi di una bistecca. Lo stesso vale per i formaggi: pasta condita con un cucchiaio di ricotta o con un cucchiaio di parmigiano invece che una portata a base di latticini. E i salumi? Come modesto antipasto, seguiti da un primo, insalata e il gioco è fatto. Buon appetito!» (Grazia Pallagrosi)

martedì 17 gennaio 2012

Pane sì, meglio se integrale

Il cibo simbolo dell’unità d’Italia? Per almeno metà degli italiani è il pane. Lo dice un’indagine della CIA - Confederazione italiana agricoltori, in cui si rileva anche che il 79 per cento della popolazione lo compra e lo mangia tutti i giorni. Nonostante ciò, di pane se ne consuma sempre meno: si è passati dai circa 230 grammi al giorno pro capite del 1980, agli attuali 120 grammi. Pochi? Sembrerebbe di sì, stando al confronto di questi valori con quelli suggeriti dalle Linee guida per una sana alimentazione dell’Istituto nazionale ricerca alimenti e nutrizione, che prevedono dai 150 a 300 grammi di pane al giorno, per fabbisogni energetici giornalieri dalle 1700 kcal (previste per donne anziane sedentarie) alle 2600 kcal (per adolescenti maschi).

Insomma, più pane per tutti? Dipende, e non solo perché le indicazioni dell’Inran sono da inserire nel contesto della dieta giornaliera e vanno adattate alle situazioni individuali (pensiamo per esempio a chi è sovrappeso), ma anche perché c’è pane e pane. «In un nostro studio, pubblicato dal Journal of Medicinal Food, abbiamo visto che un particolare tipo di pane integrale (fatto con una varietà di grano "antico", tipico della Toscana) determina addirittura una riduzione di fattori di rischio cardiovascolari, come il colesterolo totale e LDL — racconta Francesco Sofi, ricercatore dell’Università di Firenze —. E se il consiglio di mangiare pane di grani "antichi" non è facilissimo da seguire, resta valido quello di preferire il pane integrale, il più salutare per l’alto contenuto di fibra, antiossidanti e vitamine, e per l’indice glicemico più basso rispetto a quello del pane bianco».

Ma c’è un altro aspetto da considerare. In uno studio, condotto in Grecia, uscito sul Journal of Hypertension, si è visto che gli apporti di sodio (associato a ipertensione e malattie cardiovascolari) erano elevati persino nei bambini la cui dieta si avvicinava al sano modello mediterraneo: pure alimenti "salutari" come il pane, infatti, possono contenerne non poco. Commenta Paolo Simonetti, professore di Nutrizione delle collettività al DiSTAM – Università di Milano: «Il pane, con gli altri prodotti da forno, è una delle principali fonti di sodio. È quindi molto positivo l’accordo sottoscritto dai panificatori italiani (attraverso le Associazioni di categoria) con il Ministero della Salute, che ha portato nel 2011 alla riduzione progressiva del sale nel pane. Sta però anche al consumatore preferire i prodotti con meno sodio, come per esempio il tipico pane sciapo toscano». (Carla Favaro)

I cibi ricchi di magnesio proteggono dal rischio di ictus

Il magnesio protegge dal rischio di incorrere in un ictus: è quanto emerge da uno studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition da un gruppo di studiosi svedesi del Karolinska Institutet di Stoccolma, secondo cui le persone che mangiano molti cibi ricchi di magnesio - come verdure, noci e fagioli - corrono un rischio inferiore di sviluppare l'ictus, e in particolare l'ictus ischemico (quello, cioè, causato da un coagulo di sangue che ostruisce il vaso sanguigno impedendo al sangue di fluire).

Gli studiosi, che hanno esaminato i dati raccolti da 14 studi per un totale di circa 250 mila soggetti coinvolti, spiegano che a fare la differenza è la sostanza assunta direttamente dagli alimenti, e non tramite integratori: "L'assunzione di magnesio nella dieta è inversamente associata al rischio di ictus, in particolare di ictus ischemico", spiega Susanna Larsson, prima autrice dello studio. Dallo studio è emerso che per ogni 100 milligrammi di magnesio al giorno assunti il rischio di incorrere in un ictus ischemico è inferiore del 9%. Secondo i ricercatori gli uomini e le donne che hanno superato i 30 anni dovrebbero consumare rispettivamente 420 e 320 milligrammi di magnesio al giorno.

I cibi ricchi di magnesio sono:
  • Crusca (420 mg/100g)
  • Cioccolato amaro (292 mg/100g)
  • Mandorle (260  mg/100g)
  • Cacao (192 mg/100g)
  • Arachidi (167 mg/100g)
  • Nocciole (160 mg/100g)
  • Pistacchi (158 mg/100g)
  • Noci, Ceci secchi (130 mg/100g)
  • Mais (120 mg/100g)
  • Bieta (113 mg/100g)
  • Cioccolato dolce (107 mg/100g)
  • Riso integrale (106 mg/100g)
  • Fichi secchi (82 mg/100g)
  • Lenticchie, bieta cotta, spinaci cotti (80 mg/100g)
  • Carciofi (60 mg/100g)
  • Pane integrale (60 mg/100g)
  • Pasta (57  mg/100g)
  • Pesche (54 mg/100g)
  • Parmigiano (44 mg/100g)

lunedì 16 gennaio 2012

L'attività fisica aiuta a mangiare più sano

Non ci sono più dubbi (nè scuse): se si ha intenzione di dimagrire, associare a una dieta bilanciata un po' di sano movimento è il modo giusto per riuscire davvero a perdere peso. E ora uno studio dell'Università di Harvard aggiunge qualcosa in più a quello che già si sa da tempo. Secondo Miguel Alonso Alonso, autore della ricerca e docente di neurologia ad Harvard che si occupa da anni delle basi neurocognitive del comportamento alimentare, l'esercizio fisico, oltre a migliorare il metabolismo, "modificherebbe" il cervello e quindi il comportamento e le scelte alimentari, favorendo una dieta più sana ed equilibrata.
«Studi precedenti — spiega il neurologo — hanno dimostrato che l'esercizio modifica alcune strutture cerebrali e il loro funzionamento: aumenta la capacità di sentirsi sazi e migliora le performance nei test sulle funzioni cerebrali esecutive, come il controllo inibitorio. Questo è molto importante, perché l'abilità nel "sopprimere" comportamenti non adeguati ai nostri scopi influenza anche le scelte alimentari: un buon controllo inibitorio è alla base della possibilità di riuscire in una dieta per perdere peso ed è anche essenziale per prevenire l'accumulo di chili di troppo nei soggetti con peso normale». Andrea Ghiselli, ricercatore dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, è però un po' scettico: «Ho qualche dubbio sui rapporti di causa-effetto fra esercizio fisico e scelte alimentari. Non nego che ci possa essere un legame, ma trovo più probabile che entrino in gioco altri meccanismi. Chi fa attività sportive, o comunque esercizio fisico, è generalmente più attento alla propria salute e quindi compie scelte alimentari migliori. O ancora, chi, in condizioni di sovrappeso, intraprende un programma di attività fisica per perdere peso, fa normalmente così fatica da stare poi bene attento a non vanificare tanta sofferenza con una dieta sbagliata». «E ancora, se guardiamo alle fasce sociali più svantaggiate — aggiunge Ghiselli — troviamo spesso soggetti in sovrappeso perché il cibo meno sano è di solito più a buon mercato, ma spesso chi lo acquista non sa affatto che è poco sano. Una corretta educazione alimentare può invece insegnare a tutti a fare le scelte giuste, salvaguardando insieme salute e portafoglio. Insomma, riuscire a resistere alle "tentazioni" alimentari dannose per la salute è senz’altro importante, ma prima bisogna sapere quali sono. E l’educazione alimentare da sola ancora non basta: è l'educazione allo stile di vita corretto in generale che fa davvero la differenza»

«Detto ciò, — prosegue Ghiselli — l'esercizio fisico ha moltissimi effetti positivi, soprattutto sul metabolismo: una ricerca di qualche tempo fa ha dimostrato, in due gruppi di persone sottoposte a dieta identica, che già dopo pochi giorni di dieta nel gruppo dei sedentari (divenuti tali su specifica "prescrizione" nel corso dell’esperimento) si riduce la sensibilità all'insulina, al contrario di quanto accade a chi continua a praticare un'attività fisica». E la insulinoresistenza (ovvero la ridotta capacità dell’organismo a rispondere all’azione di questo ormone) porta, per compensazione, a un aumento del rilascio dell’insulina stessa, che causa, a sua volta, un aumento dell’appetito e a lungo andare anche patologie, come il diabete. «Insomma, — conclude Andrea Ghiselli — sì al movimento, ma senza sperare che ci "illumini" troppo, da solo, sulle scelte alimentari più corrette. In altre parole: se vado spesso a mangiare i panini del fast food, difficilmente smetterò di farlo solo iscrivendomi in palestra». (Elena Meli)

venerdì 13 gennaio 2012

Ricerca: i più informati mangiano meglio

È tempo di abbandonare la convinzione che i mass media siano spesso fonte di cattive abitudini. Televisione, giornali e internet, quando usati per informarsi, possono rivelarsi infatti degli ottimi alleati della salute. E’ la conclusione di uno studio condotto dai Laboratori di Ricerca della Fondazione di Ricerca e Cura ”Giovanni Paolo II” di Campobasso che hanno analizzato dati relativi a un campione di oltre mille persone del più grande Progetto Moli-sani, lo studio epidemiologico che ha coinvolto 25mila cittadini della regione Molise.
La ricerca, pubblicata on line dalla rivista International Journal of Public Health, è una delle prime a considerare l’informazione mediatica nel suo insieme, passando in rassegna tutti i mezzi di comunicazione utilizzati dalle persone per informarsi sui più svariati argomenti. Finora, infatti, la scienza si era concentrata sugli effetti che la televisione ha sulla salute, giungendo a conclusioni ben poco esaltanti.

“Nella letteratura scientifica ci si è concentrati molto sulla televisione, considerata come uno dei tanti fattori di rischio per la salute perché causa di sedentarietà – dice Marialaura Bonaccio, principale autore dello studio e componente dell’Unità di Comunicazione scientifica dei Laboratori di ricerca - In pratica, guardare la TV si accompagna spesso a una scarsa attività fisica e magari anche a sgranocchiare qualche snack in più del normale, con effetti negativi soprattutto in termini di obesità, un fattore di rischio importante per le malattie cardiovascolari. Con il nostro studio, invece, abbiamo rivolto l’attenzione alla capacità della gente di informarsi attraverso i mass media, compresi giornali e internet. E siamo andati a vedere se le persone che si tengono più informate abbiano abitudini migliori rispetto a quelle meno esposte alle diverse fonti di informazione”.

I ricercatori di Campobasso hanno condotto il loro studio (“Moli-news”) su mille partecipanti al Progetto epidemiologico Moli-sani scelti casualmente. Oltre alle varie informazioni raccolte per quel progetto (dati medici, stile di vita, alimentazione ecc.) i partecipanti al Moli-news hanno anche risposto ad un complesso questionario su come utilizzano i vari media, dalla Tv ai giornali ai magazine fino a internet, per informarsi. In questo modo è stato possibile creare un punteggio del loro livello di esposizione. Una specie di fotografia di come si tengono aggiornati e di quali fonti si servono.

“L’esposizione ai vari media – spiega Americo Bonanni, responsabile dell’Unità di Comunicazione - è stata poi messa in relazione con le abitudini di vita. Ci siamo concentrati sull’alimentazione, in particolare sulla dieta mediterranea. Dai risultati, è emerso che le persone maggiormente esposte all’informazione mediatica, considerando tutte le varie fonti esaminate, sono quelle che hanno un’alimentazione più vicina al modello mediterraneo, universalmente riconosciuto come il migliore per quanto riguarda la riduzione del rischio di essere colpiti da malattie croniche e neurodegenerative. In particolare, le persone che risultavano più informate riportavano un consumo maggiore di alcuni alimenti fondamentali della piramide alimentare mediterranea, come frutta e pesce fresco ma un consumo minore di cibi meno salutari, come i grassi animali”.

“L’informazione veicolata dai mass media – commenta Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di Ricerca - può a volte sembrare frammentaria o imprecisa, specie quando si parla di salute e di prevenzione. Il nostro studio ci ha fornito dati che potranno essere molto utili in un periodo in cui la crescita dell’obesità, l’alimentazione scorretta e l’eccessiva pigrizia rendono necessarie nuove modalità di comunicare la salute. E in questo possiamo trovare un valido alleato proprio nei mass media. Il passo successivo a questo studio sarà quello di valutare i singoli elementi del panorama informativo e soprattutto di studiare i cambiamenti che internet sta introducendo nel modo in cui le persone, soprattutto quelle più giovani, si informano su temi di salute”.

Il Progetto Moli-sani Condotto dai Laboratori di Ricerca della Fondazione di Ricerca e Cura Giovanni Paolo II, è partito nel marzo 2005 e ha coinvolto circa 25.000 cittadini, residenti in Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori. Lo studio Moli-sani sta trasformando un’intera Regione italiana in un grande laboratorio scientifico. (V/Bem)

giovedì 12 gennaio 2012

La CIA (sensa volerlo) ha parlato del brand "Dieta Med-Italiana"

"La dieta mediterranea è patrimonio dell'Unesco, ma questo non basta. È ora di tradurre in strategia di marketing il prestigioso risultato raggiunto nel novembre 2010 per dare ai prodotti coltivati sulle sponde del mare nostrum un ulteriore 'sprint' commerciale". È essenziale, quindi, "creare un marchio che contraddistingua tutti i cibi che fanno parte di questo straordinario regime alimentare, l'unico in grado di conciliare il piacere della buona tavola con la salute dell'organismo". Lo afferma la CIA - Confederazione Italiana Agricoltori.

L'indiscussa reputazione garantita dal riconoscimento ricevuto "va assolutamente valorizzata", chiede la CIA. Tanto più che una recente indagine della IULM, la Libera Università di Lingue e Momunicazione di Milano, dimostra che il "brand" Unesco è in grado di portare "uno straordinario valore aggiunto nella tutela del patrimonio culturale (88%), nella promozione dei beni naturalistici (86%) e in quella dei monumenti (84%)".

Perchè, si domanda la confederazione, questa stessa efficacia non si potrebbe ottenere nella promozione di prodotti alimentari? Rendendo la dieta mediterranea patrimonio immateriale dell'umanità, l'Unesco "ha voluto riconoscere al nostro modello alimentare un valore nutrizionale ma anche sociale e culturale: uno stile di vita sostenibile basato su tradizioni agroalimentari e su valori culturali secolari, a cui generazioni di agricoltori lavorano da decenni per garantire qualità e salubrità".

E' un premio anche a quei territori e quelle coltivazioni che rischiano di essere dimenticati, "vittime del processo di 'omologazione sensoriale' a cui assistiamo da anni e che mina proprio l'estrema varietà della dieta mediterranea". Insomma, continua la CIA, "dietro al riconoscimento dell'Unesco alla nostra dieta si nasconde il riconoscimento alla nostra agricoltura tipica e di qualità, che per il 50% è diretta alla coltivazione di cereali, vino, ortofrutta e olio d'oliva, i principali ingredienti alla base di questo regime alimentare".

Per questo, afferma infine il presidente della CIA, Giuseppe Politi, "è importante che il ministero delle politiche agricole inserisca nel piano di comunicazione per il 2012 una campagna di promozione per la dieta mediterranea che faccia leva proprio sulla ricaduta economica di questo 'brand', individuando un marchio che sia compatibile con le regole dell'unesco e che contribuisca al successo del made in italy nel mondo, fornendo anche delle garanzie al consumatore dal punto di vista della tracciabilità del prodotto".

NdB: ....che questo nuovo 'brand' proposto dalla CIA sia, senza volerlo, la neonata Dieta Med-Italiana?

mercoledì 11 gennaio 2012

Coldiretti Lecce, la Fòcara e la Dieta Med-Italiana

Grande fermento per i preparativi del Banchetto della Fòcara, l'evento firmato Coldiretti Lecce in programma il 16 gennaio 2012, alle ore 18, nella Sala della fondazione della Fòcara a Novoli, in provincia di Lecce: un itinerario gastronomico all'insegna dei sapori a "chilometro zero" e della valorizzazione delle eccellenze locali e della Dieta Med-italiana.

Il Banchetto è preparato dallo chef Andrea Serravezza che ha scelto per l'occasione un menù incentrato sull'oliva Cellina, cultivar del Salento, definita la "nera naturale" e vero filo conduttore dell'evento. Ospite d'onore: il presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini (nella foto).

Lo chef Serravezza trasformerà in prelibatezza straordinarie 30 chili di carne, 50 chili di pesce di Gallipoli, 50 chili di prodotti da forno, 30 chili di gustosi formaggi, 30 chili di ortaggi, confetture, ed altri ingredienti Doc di Terra d'Otranto. Una valorizzazione delle produzioni locali che vuole anche essere un segnale forte contro le sofisticazioni alimentari, contro il falso Made in Italy nel mondo che vale 60 miliardi di euro e che oltre a creare confusione sul mercato globale crea anche erosione dei redditi dei veri produttori agricoli che si impegnano quotidianamente nella qualità. La battaglia del Made in Italy è anche una battaglia per la difesa dei livelli occupazionali. L'agroalimentare italiano è infatti anche una risorsa importante per l'impiego di manodopera qualificata. La regia culturale ed artistica è invece affidata a Titti Pece del Museo del Gusto "Quoquo" di San Cesario. Nell'occasione sarà presentata la Colomba pasquale alle olive Celline.

martedì 10 gennaio 2012

Un regime alimentare più che un diario di alimenti

La Dieta Mediterranea non va considerata una lista di alimenti di cui cibarsi alla stregua di una dieta, come spesso si è portati a pensare, ma piuttosto un regime alimentare nato da una certa cultura e da una certa tradizione culturale.  Infatti la dieta Mediterranea prende il nome dalla diffusione che ha nei paesi che si affacciano al mare “Nostrum”.

Ma è errato pensare che tutti i sedici Stati europei che sono bagnati dal Mar Mediterraneo hanno la medesima tradizione culinaria anzi, molto spesso la dieta mediterranea si differenzia addirittura tra le regioni interne di una singola nazione e quelle invece bagnate dal mare. Facile è quindi immaginare quale differenza possa intercorrere tra una nazione e l’altra.
La dieta mediterranea è caratterizzata da un consistente consumo di frutta verdura, patate, fagioli, noci, semi, pane e cereali, dall’uso come grasso da condimento dell’olio d’oliva. Un’altra caratteristica è il consumo di discrete quantità di pesce che di solito viene preferito al consumo di carne. Pare che ci sia anche un uso moderato di formaggi e di yogurt interi.

Abbiamo già parlato e non una volta su questo blog della dieta mediterranea sottolineando come recenti studi hanno dimostrato come questo tipo di alimentazione prevenga tanti problemi di natura cardio-vascolare.
Sicuramente una delle cause è che l’olio d’oliva pare che sia una fonte di grassi monoinsaturi, che prevengono le malattie al cuore e di vitamina E. Un consistente consumo di frutta e verdura che sono i più naturali e genuini antiossidanti che prevengono cancro e malattie cardiache.
Un altro motivo per cui la dieta mediterranea prevenga diversi tipi di malattie sono gli effetti  del consumo di pesce grasso, come le sardine.
Un altro fattore determinante è l’abbondanza di sole per tutto l’anno. La dieta mediterranea rappresenta una buona educazione alimentare. (Il nutrizionista)

lunedì 9 gennaio 2012

..per rinfrescare la memoria

Sono passati 60 anni da quando Ancel Keys lanciò la Dieta Mediterranea ma ancora oggi rappresenta un modello alimentare ideale, capace di unire gusto e salute  con ricette semplici e appetitose.
Come quelle che propone la tradizione pugliese.
Nel lontano 1939 un medico genovese, Lorenzo Piroddi, si rese conto dell’esistenza di un legame tra dieta, da una parte, e diabete, obesità e malattie del ricambio dall’altra. A suo parere, a fare la differenza erano gli ingredienti tipici della sua regione e del bacino mediterraneo in genere. Scrisse così un libro dal titolo molto significativo: Sapore di sole. Ma perché la dieta mediterranea entrasse nella storia si dovette attendere l’arrivo di un medico americano, Ancel Keys.
Negli anni ‘50, Keys condusse una ricerca su 12.000 persone residenti in 7 paesi diversi – tra cui Creta e, in Italia, il Cilento. Il risultato? In poche parole, se vuoi mangiare a lungo e non ammalarti di cuore, mangia come hanno sempre fatto i popoli che vivono sulle coste mediterranee, cioè piatti buoni in tutti sensi, tanto gustosi quanto salutari. Il mito era nato.
Da allora, studi e ricerche cliniche hanno confermato questi benefici, e molti altri. In queste pagine, tracceremo il ritratto di una dieta speciale a partire dai suoi ingredienti.
Alimenti-medicamenti
Ecco il termine che si potrebbe usare per indicare i preziosi ingredienti della dieta mediterranea. Ormai li conosciamo tutti, o almeno dovremmo conoscerli. Il condizionale è d’obbligo: se ci guardiamo intorno e assistiamo al dilagare dell’obesità, alla crescente diffusione di diabete, tumori e cardiopatie, cominciano a sorgere dei dubbi. Purtroppo, molti sono convinti che pasta, pizza e olio extravergine (già che ci siamo, qualche dolcetto!) siano sinonimo di “mangiare mediterraneo”. Ecco perché diventa necessario un bel ripasso. E noi lo faremo in un modo molto goloso, passando in rassegna i prodotti tipici delle Puglie.

Mediterraneo pugliese
Nel “tacco” dello Stivale, la pasta non soffre mai di solitudine, com’è giusto che sia: la accompagnano verdure o legumi. Pensiamo per esempio a ciceri e tria (tagliatelle e ceci) o vermicelli e cicerchie, ossia cereali e legumi, un’accoppiata che scoppia di salute.
Le linee guida nel campo della nutrizione insistono sull’importanza di questi alimenti: da una parte i legumi, cibi ricchi di minerali, vitamine del gruppo B, fibre, amidi e grassi insaturi, nell’insieme cibi amici della regolarità intestinale e nemici del colesterolo; dall’altra i cereali che, se integrali, forniscono fibre, vitamine del gruppo B e minerali, e sono la nostra principale fonte di energia. Insieme, cereali e legumi hanno le proteine complete e si presentano così come una valida e sana alternativa alla carne. Tutte le sere, spazio dunque a questa gustosa coppia.
In Puglia, i cereali si sposano spesso alle verdure: il classico esempio, le orecchiette con le cime di rapa. Ma gli ortaggi, vero e proprio cardine della cucina mediterranea, entrano in molte altre preparazioni, come la minestra maritata (con sedano, scarola e cicoria), la cepuddha’ta (zuppa salentina di cipolle), o nei tanti pancotti. Fare le lodi delle verdure sembrerebbe superfluo, se non fosse che nonostante tutte le raccomandazioni si trascurano questi alimenti carichi di vitamine, minerali e soprattutto sostanze antiossidanti, capaci di tenere a bada i tumori. Pensiamo per esempio al licopene dei pomodori, alle antocianine dei peperoni, alla quercetina di cipolle o lampascioni.
Questi amarognoli cipollotti selvatici, apprezzati crudi o cotti, hanno proprietà antinfiammatorie e antitumorali, oltre che preventive delle cardiopatie, e sono di certo da provare arrianat ind o’pignatidd de crait (gratinati nella pignatta di creta).
Un esempio sano e goloso di piatto “verde” alla pugliese? Il purè di fave e cicoria con le squisite olive, da cui si ricava un altro cavallo di battaglia della dieta mediterranea: l’olio extravergine, ricco di grassi monoinsaturi, che abbassano il colesterolo cattivo e alzano quello buono.
Abbiamo ancora il pesce, soprattutto azzurro, indispensabile fonte di omega 3 – grassi dal potere antinfiammatorio, capaci di rafforzare il sistema immunitario, abbassare il colesterolo, prevenire la depressione e le cardiopatie.
C’è posto ancora per la frutta, come l’ottima uva, che per la sua ricchezza nutrizionale viene paragonata al latte; e alla frutta oleosa, come le mandorle, una preziosa fonte di calcio e di grassi vegetali di ottima qualità.
Non mancano nemmeno le erbe aromatiche: origano, prezzemolo e rosmarino, prima di tutto, ma anche menta. Mai dimenticarle in cucina, perché oltre a dare sapore aiutano la digestione. E per finire, capperi (aperitivi, amici dei capillari, ma nemici della pressione per la ricchezza di sale) e peperoncino.

Cereali integrali e legumi, pesce, erbe aromatiche, verdure a gogò, frutta, olio extravergine di oliva, poca carne bianca, uova di galline ruspanti: un’alleanza indispensabile contro ipertensione, colesterolo, tumori, malattie cardiovascolari, invecchiamento precoce, Alzheimer.
Anche se non esiste una vera e propria dieta mediterranea, esistono una serie di cucine accomunate dall’area geografica e dall’uso di ingredienti simili, con preparazioni paragonabili.
Possiamo scegliere di mangiare una zuppa laziale di fave e quadrucci, una tortilla spagnola di patate e peperoni, una zuppa algerina con ceci, pasta e menta, o ancora dei panzerotti siriani agli spinaci o un couscous alle verdure, l’importante è rispettare i principi base della dieta: varietà, per non annoiarci e per dare all’organismo tutto ciò che gli serve; stagionalità, per gustare prodotti freschi, che il sole ha arricchito di nutrienti e gusto; vitalità, per avere ingredienti con una grande carica energetica; policromia, perché sia un piacere per gli occhi e una scorta di flavonoidi. (Gustare l'Italia)

Olio Extravergine d'oliva: tutti ne parlano, pochi lo sanno

Oggi la medicina è tornata a considerare seriamente le proprietà terapeutiche dell'olio per i seguenti motivi:
  • scarso contenuto di grassi solidi e quindi una facile emulsionabilità;
  • alto coefficiente di digeribilità;
  • facilita l'assorbimento delle vitamine liposolubili; - discreto contenuto di vitamina A e caroteni (che conferiscono stabilità all'ossidazione e all'irrancidimento)
  • discreto contenuto di clorofilla, la cui concentrazione determina una più o meno intensa tonalità verde assunta dall'olio.
I dietologi consigliano l'uso di olio extravergine di oliva come condimento, in modo da rendere più appetitosi gli alimenti e, nello stesso tempo, migliorare la salute dei consumatori.

L'olio extra vergine ha precise azioni antinfiammatori, emolienti, protettive e di stimolo:
  • sul Pancreas per la produzione di maggiori quantità di enzima digestivo;
  • sulla Cestifelea che provvede a riversare la bile nell'intestino;
  • sulla Mucosa che riveste la superficie interna dello stomaco e dell'intestino;
  • sul Fegato per una maggior produzione di bile;
  • sulla Gastrite e sull'Ulcera gastrica perché è di un'efficace azione protettiva;
  • sul Corpo difendendolo da alterazioni cutanee;
  • sul Sistema Nervoso poiché lubrifica la mente;


I benefici dell'olio extravergine

L'olio extra vergine di oliva per la sua composizione svolge un effetto protettivo sulle arterie, sullo stomaco e sul fegato. Inoltre l’olio extravergine di oliva:
  • abbassa il livello delle lipoproteine a bassa densità (colesterolo cattivo) e alza quelle ad alta densità (colesterolo buono)
  • protegge le mucose ed evita gli effetti dell'ipercloridria, riducendo così i rischi di ulcere gastriche e duodenali
  • favorisce la normalizzazione della pressione arteriosa e aiuta a preservare dalle malattie cardiovascolari
  • promuove gli stimoli secretori dell'apparato digerente, inducendo una migliore digeribilità
  • esercita un'azione lassativa e aiuta a correggere la stipsi cronica
  • protegge le cellule e rallenta il processo di invecchiamento della pelle
  • aiuta a rimarginare la pelle dalle ustioni e la preserva dall'irraggiamento solare
  • previene le malattie degenerative, in particolare il tumore al seno
  • stimola la mineralizzazione delle ossa e l'assimilazione dei sali minerali di primaria importanza


VITAMINA E (tocoferolo) - La “vitamina E” (tocoferolo) è un antiossidante; è cioè, in grado di prevenire il danno inflitto alle cellule dai pericolosi radicali liberi, che sono un normale prodotto del metabolismo organico, ma se prodotti in quantità eccessive e/o non controbilanciate dagli antiossidanti, danneggiano i tessuti sani. Inoltre i radicali liberi contribuiscono all’invecchiamento perché distruggonoil collagene e le fibre di elastina che costistuiscono lastruttura della pelle; senza il loro supporto la pelle cede e perde la sua compattezza giovanile. La “vitamina E” ha la proprietà di neutralizzare i radicali liberi man mano che si formano, ed aiuta a prevenire questo tipo di danno. Grazie alla sua abilità come cacciatore di radicali liberi, viene inclusa in un numero sempre maggiore di cosmetici per la pelle. È sempre più riconosciuto il valore della “vitamina E” assunta come integratore, non solo per ritardare l’invecchiamento prematuro, ma anche per prevenire un gran numero di tumori, la formazione della cataratta, l’artrosi, le malattie cardiovascolari e anche nel trattamento dei casi di sterilità sia maschile che femminile


COLESTEROLO: L'equilibrata presenza dell'acido Linoleico, ed il giusto rapporto con i suoi derivati acido Linolenico e acido Arachidonico, aiuta l'eliminazione del colesterolo attraverso l'intestino diminuendo il pericolo di malattie coronariche (la Food and Drug Administration ha autorizzato ad indicare sulle etichette l’invito a consumare due cucchiai al giorno di olio extravergine di olivaproprio perché riduce il rischio di danni coronarici), di calcoli biliari e di trombi. Inoltre, è manifesto che il consumo usuale può dare una mano a prevenire i tumori del colon e della mammella, ma anche le malattie cardiovascolari, perché grazie alla presenza di acido oleico rende le lipoproteine più solubili e ne aumenta la capacità di rimuovere il colesterolo.

MALATTIE CARDIOVASCOLARI E ARTERIOSCLEROSI: Studi condotti per prevenire la arteriosclerosi e i danni che ne conseguono hanno dimostrato che e' possibile ridurre colesterolo totale e LDL, evitando la susseguente catena di eventi nocivi, quando gli acidi grassi monoinsaturi o polinsaturi sostituiscono nelle abitudini alimentari gli acidi grassi saturi. L'olio d'oliva, per il suo alto contenuto in acidi grassi monoinsaturi, rappresenta un sostituto ideale dei grassi saturi alimentari nonché uno dei grassi alimentari più validi per la salute.

PELLE E CAPELLI: La salute della cute e dei capelli, dipende in buona parte da un giusto apporto in sostanze nutrienti, visto che questi tessuti sono, nel nostro organismo, quelli in maggior misura soggetti ad un rapido ricambio. L'olio d'oliva, con il suo contenuto di acidi grassi essenziali, che l'organismo non e' in grado di produrre e con la sua azione favorente l'assorbimento di molte vitamine, rappresenta un alimento ideale, da questo punto di vista, soprattutto se consumato a crudo, insieme a verdure ed ortaggi. L'olio d'oliva e' anche una fonte di antiossidanti naturali, preziosi contro i radicali liberi, di frequente indicati come responsabili dell'invecchiamento cellulare.

DIETA E OLIO: I lipidi rappresentano la migliore fonte di energia per il corpo umano: dalla degradazione di un grammo di proteine o di carboidrati (amido o zuccheri) si ottengono circa 4 kcal; i lipidi alimentari forniscono invece 9 kcal ogni grammo di peso di sostanza ingerita. Tutti i grassi, se introdotti in misura eccessiva, specie se si conduce una vita sedentaria, possono concorrere a determinare sovrappeso. L'olio d'oliva è più aromatico rispetto ad altri grassi e si presta più facilmente ad una riduzione di condimento: ciò può aiutare nelle diete dimagranti.

GRAVIDANZA: Le raccomandazioni dietetiche per le donne in gravidanza sono simili a quelle per una corretta alimentazione di ogni individuo, ma ci sono alcuni bisogni specifici legati alla presenza di un nuovo organismo in formazione: ciò si traduce in aumento ragionato delle calorie totali, incremento dell'apporto in proteine e attenzione ad una assunzione adeguata di minerali e vitamine. E’ bene condire le pietanze con olio d'oliva, poiché questo è in grado di assicurare una buona quota di acidi grassi monoinsaturi (oleico) ed essenziali (linoleico), necessari per uno sviluppo ottimale del sistema nervoso del nascituro.

PER I BAMBINI: Fin dallo svezzamento, le pappe del neonato, a base di cereali e carne, con aggiunta di grana o parmigiano, possono essere completate con piccole quantità di grassi, sotto forma di olio extravergine d'oliva. L'olio d'oliva dovrebbe essere per tutta l'infanzia e l'adolescenza il condimento da privilegiare, poiché apporta acido oleico, facilmente digeribile e ben utilizzato per produrre energia, e acidi grassi come il linoleico fondamentali per gli organismi in via di sviluppo.

GLI SPORTIVI: Nel regime alimentare di chi fa sport, anche a livelli agonistici, l’utilizzo di un condimento come l'olio d'oliva offre le garanzie nutrizionali di un prodotto naturale ed il vantaggio di un'ottima digeribilità. L'olio d'oliva stimola infatti un rapido svuotamento dello stomaco, riducendo i tempi di digestione; e' efficace inoltre nel contrastare l'eccesso di acidità gastrica, grazie allo stimolo esercitato sulla secrezione di sostanze capaci di mitigarla; stimola l'attività della cistifellea, favorendo così l'emulsione e la digestione dei grassi a livello del piccolo intestino.

INVECCHIAMENTO: L'olio di oliva è tra tutti gli oli vegetali quello più digeribile da parte dell'organismo umano. Oltre ai trigliceridi e grassi polinsaturi, contiene infatti sostanze antiossidanti come vitamina E, polifenoli, fitosteroli, clorofille e carotenoidi, che esplicano un'azione protettiva per il nostro organismo. Per mezzo di questi elementi l'olio extravergine di oliva può concorrere a bloccare l'attività dei radicali liberi, cioè i composti chimici responsabili dell'invecchiamento delle cellule. L'olio d'oliva assicura l'assunzione di buone quantità di grassi (in grado di fornire apporti ottimali di calorie) e di alcune vitamine (A, D, E, K) normalmente veicolate dalle sostanze grasse, di cui facilmente nell'anziano si può instaurare la carenza, con danno per la salute. Inoltre l’olio di oliva conferisce gusto e sapore alle pietanze e può contribuire al miglioramento dell'alimentazione dei soggetti più anziani nei quali non di rado si assiste all'insorgere di vere e proprie malattie da carenze nutrizionali. L'olio d'oliva, infine, e' facilmente digeribile e possiede un'azione leggermente lassativa, utile in età in cui comunemente si manifesta una certa stitichezza.

PRESSIONE ARTERIOSA: Molteplici studi hanno dimostrato che l’olio d’oliva favorisce la normalizzazione della pressione arteriosa. I livelli di pressione sistolica e diastolica osservati nei Paesi in cui si consumano quantità elevate di grassi monoinsaturi sono più bassi di quelli rilevati nelle regioni in cui si consumano grassi saturi. Uno studio condotto in otto città italiane ha considerato il rapporto tra consumo di olio d’oliva e tensione arteriosa su oltre 4000 persone di entrambe i sessi, di età compresa tra i 20 e i 59 anni. Lo studio ha evidenziato che rispetto a chi fa scarso consumo di olio d’oliva, i forti consumatori mostrano livelli di tensione arteriosa e colesterolo ematico inferiori.

TUMORI: L’incidenza e la mortalità di diversi tipi di cancro sono più basse nei paesi mediterranei; è il caso del cancro al seno, al colon, alle ovaie, all’utero e alla prostata.
Diversi studi sperimentali fanno vedere che l’olio d’oliva, al contrario di molti altri grassi, non è un fattore promotore del cancro. L’influenza sfavorevole di altri grassi alimentari e in particolare dei grassi saturi, e, secondo alcuni studi, dei grassi polinsaturi, nell’insorgere di diversi tumori maligni è un fatto ormai acquisito.

sabato 7 gennaio 2012

I nutrizionisti Usa rivalutano il regime alimentare europeo

La soluzione per perdere peso dopo le abbuffate delle feste, e prepararsi per tempo alla prova costume, è già in casa. Niente sacrifici difficili da reggere nel lungo periodo, né soluzioni ricercate di vecchi o nuovi guru, ma la buona, vecchia dieta mediterranea.
Nell’annuale classifica sulle migliori diete al mondo, redatta consultando un campione di 22 nutrizionisti americani, l’Us News & World Report piazza il modello nutrizionale del Sud Europa al terzo posto tra quelli più sani. E il dato è sorprendente se si considera che negli Stati Uniti è pressoché sconosciuto, mentre spopolano sistemi per perdere peso ben più complessi e che qualche fortuna stanno avendo anche da noi.

La classifica e una parola d'ordine: meno grassi

Il primato assoluto dei nutrizionisti va alla Dash diet, approvata dal governo federale e pensata in primo luogo per chi soffre di ipertensione. Caratterizzata da un basso contenuto di grassi saturi (contenuti ad esempio nella carne rossa, nel latte intero, nei latticini, nei salumi e nel pesce fritto) e ricca di potassio, magnesio e calcio, punta molto su prodotti a base di cereali integrali, pesce, carne bianca e frutta a guscio.

Al secondo posto si piazza la Tlc diet, anch’essa povera di grassi (al massimo il 25% delle calorie assunte giornalmente, quota che scende al 7% per quelli saturi) e ricca di carboidrati (fino al 60% del totale). Questo tipo di dieta, indicata soprattutto per prevenire o combattere il diabete, preserva in primo luogo la salute del cuore e non necessariamente porta a una riduzione di peso, basandosi più sulle proporzioni, che sulla quantità di cibo assunto.

Sul terzo gradino del podio si piazza la Dieta Mediterranea, alla quale i nutrizionisti riconoscono il miglior apporto nutrizionale tra le 26 diete esaminate. «Non è un caso», spiega la ricerca, «se chi vive nella regione del Mediterraneo vive mediamente più a lungo degli statunitensi ed è meno soggetto a tumori e malattie vascolari». Frutta, verdura e cereali integrali sono elementi immancabili di questo che è un regime alimentare, più che una vera e propria dieta: «I francesi mangiano diversamente dagli italiani e dai greci, ma tutti mostrano moderazione nel consumo di dolci, senza rinunciare a un bicchiere di vino ogni tanto», prosegue il report.

A pari merito con la dieta Mediterranea si piazza la Weight Watchers, basata sul principio che «puoi mangiare ciò che vuoi, ma con un limite di calorie fissato in base ad altezza, età e conformazione ossea».
Una soluzione alla quale viene riconosciuta grande flessibilità, ma anche qualche difficoltà di applicazione pratica perché la tentazione di trasgredire è sempre dietro l’angolo. (Luigi dell'Olio)

giovedì 5 gennaio 2012

Polifenolo, piacere di conoscerti!

Zowart ha realizzato questo simpaticissimo cartone animato che ci racconta la vita del polifenolo, piccolo eroe che grazie alle procedure della DOP arriva sano e forte fino al prodotto finale, per trasformare l'olio in un elisir di lunga vita.

Giovani e lavoro: un'idea da "tripla A"

L'idea di indirizzare gli sforzi sullo sviluppo della Dieta Mediterranea Italiana (contratta nel nuovo brand "Dieta Med-Italiana") è un nuovo progetto dell’Istituto Costa (e Repubblica Salentina) che si pone un obiettivo molto ambizioso: fare il necessario affinché gli attuali studenti del 3° anno, una volta terminata la scuola superiore (e non fossero interessati a proseguire gli studi) possano immediatamente trovare un lavoro degno di chiamarsi tale e, soprattutto, trovarlo nella propria terra.

Detto ciò, per avere la certezza di trovare un lavoro, non c’è modo migliore del crearselo con le proprie mani, ossia scegliere un settore potenzialmente valido e immaginarsi un possibile spazio innovativo in cui inserirsi. E’ così che, a partire dai primi giorni di scuola, gli alunni della classe 3B hanno speso del tempo nell’individuare i settori più indicati e, guidati anche dai propri docenti, sono giunti alla conclusione che un futuro possibile nel Salento vede coinvolti principalmente due scenari, il turismo e l’agroalimentare. A questo punto hanno sviluppato un piano assolutamente originale che, a lavorarci bene, potrà inserirsi e coinvolgerli entrambi.

L'idea si basa su un concetto molto semplice: se si riuscisse a far comprendere al resto d’Italia e al resto del mondo che questo territorio (e tutto il meridione) è la culla della Dieta Mediterranea e che i suoi prodotti e la sua cucina tradizionale rappresentano uno dei regimi alimentari più sani ed invidiati che ci siano, allora, con l’incremento dell’interesse generale, si raggiungerebbero due grandi risultati: aumenterebbe la domanda commerciale dei prodotti e aumenterebbero i visitatori ed i turisti interessati a gustare i piatti e ad apprenderne la preparazione. Se questo accadesse, è semplice quindi comprendere come si potrebbe giungere ad una maggiore necessità di mano d’opera e di operatori di intelletto che, tradotto in lingua corrente, significa maggiore occupazione, possibilmente giovanile.

Gli studenti hanno così messo su un progetto che è una nuova sfida, forse ingenua, forse geniale, che opererà in quella che chiamano la “tripla A”, che non è quella decretata dalle agenzie di rating basata sulla solidità finanziaria ma quella che viene fuori dalle iniziali di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente. Nella loro visione, quindi, il futuro lavoro, loro e dei loro coetanei, si esplicherà attraverso:
  1. il rilancio innovativo dell’agricoltura, dell’ittica e dei relativi prodotti; 
  2. la valorizzazione, promozione e commercializzazione in tutto il mondo del regime alimentare della Dieta Mediterranea “italiana”
  3. il rigoroso rispetto dell’ambiente.
La quarta “A”, quella dell’Accoglienza turistica ne sarà una naturale conseguenza.

Nel concreto, il progetto ha un nome identificativo ed un nuovo marchio molto caratteristico che simboleggia salute e alimentazione italiana.

Come è sempre avvenuto negli ultimi anni, Repubblica Salentina ed il Costa cammineranno con le proprie gambe e porteranno avanti la sfida a prescindere da aiuti e contributi esterni, ma mai come questa volta sarebbe importantissimo avere al proprio fianco gli enti amministrativi (camera di commercio, comune, provincia, regione), le istituzioni di categoria (Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Confindustria,….) e le Aziende del comparto, piccole, medie e grandi, a cui gli studenti chiedono credibilità, collaborazione fattiva e sostegno organizzativo, formativo ed economico.

mercoledì 4 gennaio 2012

Il pomodoro salva il cuore

Il cuore resta più in salute grazie alle proprietà del pomodoro, ortaggio principe della nostra cucina, come tutta la dieta mediterranea. Tra i suoi tanti benefici, il pomodoro aiuta infatti a prevenire le malattie cardiovascolari, come conferma il cardiologo Guidalberto Guidi. Il pomodoro è ricco di licopene: un antiossidante che si è rivelato prezioso nella riduzione non solo delle malattie cardiovascolari, ma anche degli infarti. Il pomodoro inserito nella dieta è anche utile per chi soffre di ipertensione.

Il dottor Guidalberto Guidi è responsabile del reparto di Cardiologia della clinica
Fornaca di Sessant di Torino, è inoltre medico fiduciario della Juventus F.C. e autore del libro intitolato “Cuore mediterraneo. La salute vien mangiando… mediterraneo”, un libro che promuove la dieta mediterranea collegando l’alimentazione allo stato di salute del cuore. L’alimentazione e la dieta sana sono di primaria importanza nella prevenzione delle principali malattie metaboliche e cardiovascolari. Gli alimenti possono essere ritenuti dei farmaci naturali. Come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, mangiare bene e in modo equilibrato, mantenendo un peso corporeo ideale (peso-formaa), è uno dei cardini per poter vivere in salute e a lungo. E la dieta mediterranea, grazie alla sua varietà e all’utilizzo di grassi vegetali, garantisce questo sano equilibrio. Prendersi cura del proprio cuore significa anche fare attenzione a ciò che si mette in tavola. La dieta ha infatti un’influenza preponderante sul rischio di malattie e in particolare di malattie coronariche.

Oggi le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte e invalidità nel mondo occidentale, più di tutti i tipi di tumore: viene stimato che almeno un decesso ogni due sarà determinato da problemi di cuore, ma se si aggiungono anche le patologie broncopolmonari (che sono strettamente legate al sistema cardiocircolatorio) la percentuale sale ulteriormente. Per prevenire queste malattie basta poco e la dieta mediterranea unita alle proprietà del pomodoro rappresenta il primo passo. Già i nostri nonni preparavano la pasta al pomodoro e basilico, un piatto semplice definito anche povero per i suoi ingredienti, ma dal grande apporto nutrizionale.

Consumare il pomodoro nella dieta, che conserva le sue caratteristiche sia cotto sia crudo, significa quindi anche fare prevenzione e avere cura del nostro cuore, soprattutto in estate quando il pomodoro è un ortaggio di stagione e lo si può trovare più facilmente. (Io Benessere)

martedì 3 gennaio 2012

E tu? ...quanto sei Dieta Med-Italiana?

Un test scientifico costituito da 11 domande per valutare quanto il proprio regime alimentare si avvicini alla dieta mediterranea: è questo il test che è stato
ideato dagli istituti di informatica, telematica e fisiologia clinica del Cnr di Pisa e che sfrutta il potenziale di diffusione di Facebook, uno dei social network più utilizzati e conosciuti.
Cosa si mangia, come si mangia, quanto si beve, quanto spazio si dedica all’attività fisica: in sintesi è questo il software ideato dai ricercatori del Cnr di Pis, che richiede solo qualche minuto o meglio, 11 click. Funziona esattamente come le applicazioni più utilizzate dai fruitori di Fb e consente, a tempo record, di ottenere sul proprio profilo una valutazione obiettiva – e scientificamente provata – di quanto la propria alimentazione risulti aderente ai principi base della dieta mediterranea.

Il punteggio va da uno a dieci e tiene conto di una molteplicità di fattori che non riguardano solo l’alimentazione intesa in senso stretto. Il test messo a punto dagli studiosi italiani, non si rivolge solo agli abitanti del Bel Paese: oltre che in italiano, è infatti disponibile anche in inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese e dispone quindi di una capacità di diffusione davvero ad ampio raggio. L’obiettivo è duplice: fornire ai molti utenti di Facebook una valutazione dietetica scientifica e completamente gratuita e, al tempo stesso,  veicolare attraverso le informazioni di un social network così diffuso e, soprattutto, “giovane”, una campagna di prevenzione contro le numerose malattie che la nostra dieta mediterranea può scongiurare: diabete, obesità, Alzheimer, infiammazioni renali e diversi tipi di tumori.

L’iniziativa degli studiosi toscani del Cnr evidenzia il valore di una dieta più che collaudata, la cui formulazione sistematica risale agli studi condotti dal medico genovese Lorenzo Piroddi nel 1939. Se le pubblicazioni di Piroddi risalgono agli anni Quaranta, la dieta mediterranea intesa come “realtà alimentare” è molto più antica, anzi… arcaica. Piroddi si è, infatti, ispirato all’alimentazione tipica delle popolazioni del bacino del Mediterraneo. A questo proposito, basta considerare l’esempio del “pasto-tipo” di una famiglia del Regno di Napoli nell’anno 1811: 2 chili di pane, minestra di verdure con pesce fresco (o secco), frutta, olio d’oliva.

Il segreto della dieta mediterranea è tutto qui: un’alimentazione basata su un basso contenuto di acidi grassi saturi e un apporto maggiore di acidi grassi monoinsaturi (contenuti principalmente nell’olio d’oliva) e fibre. O – per dirla in parole più semplici – un’alimentazione fatta di pasta, pane, verdura, frutta, pesce e poca carne rossa, a cui gli esperti consigliano di aggiungere prodotti contenenti sostanze antiossidanti (carotenoidi, vitamine C ed E, polifenoli come quelli contenuti nel vino rosso). Insomma, lunga vita al carboidrato e anche (perché no?) a qualche moderato bicchiere di vino. La dieta mediterranea, in parte abbandonata negli anni del boom economico in favore di modelli nutrizionali di tipo diverso, si è riaffermata con forza a partire dagli anni Novanta.

Ricordiamo, infine, che nel novembre 2010, la nostra dieta mediterranea è stata dichiarata dall’Unesco “patrimonio culturale immateriale dell’umanità” , entrando a far parte di una delle classifiche più ambite, come terzo prodotto “culturale immateriale” italiano. (Martina Fragale)

Imita (...e osserva) Scarlett Johansson!

Brava Scarlett Johansson. La sua è la dieta migliore, la Dieta Mediterranea, che prevede l'assunzione di tutti i nutrienti fondamentali secondo queste proporzioni giornaliere di massima: il 55-60% di carboidrati, il 25-30% di grassi e il 15% di proteine, seguendo i principi della piramide alimentare che privilegia l'assunzione di frutta e verdura di stagione (cinque porzioni al giorno), seguite da pasta, riso, cereali e derivati. Poi carne, pesce, legumi, latte o latticini, uova, e infine grassi e zuccheri.
Ecco alcune regole da seguire per dimagrire mangiando in modo salutare:
  1. Mai saltare la colazione: sempre uno yogurt o una tazza di latte (il calcio non deve mancare), qualche fetta biscottata. Fare uno spuntino a metà mattina e uno a metà pomeriggio a base di frutta, yogurt o verdure crude, per non arrivare affamati ai pasti principali.
  2. Via libera ai carboidrati. «In un regime dimagrante si consumi a pranzo e cena un panino (da 80 grammi per le donne, da 100 per gli uomini)», dice Andrea Strata, docente a contratto di nutrizione clinica all'Università di Parma. «Bisogna rinunciare se in tavola ci sono già 70-80 grammi di pasta o di patate».
  3. La carne? Tre quattro porzioni alla settimana, privilegiando quella bianca.
  4. E il pesce? «Tre-quattro volte alla settimana», consiglia Maria Letizia Petroni, vicedirettore del laboratorio di ricerche nutrizionali dell'Istituto auxologico italiano di Piancavallo (Verbania). «Contiene acidi grassi polinsaturi, che aiutano a tenere pulite le arterie. Ed è ricco anche di altre sostanze utili, come la niacina, una vitamina del gruppo B, importante cofattore nel metabolismo degli zuccheri: aiuta a trasformarli in energia invece che accumularli nella massa grassa». Il top? Il pesce azzurro: dalle alici agli sgombri. 
  5. Sì ai legumi, una o due porzioni alla settimana. «Entrano di diritto in un regime ipocalorico, perché hanno forte potere saziante e ridotta quantità di grassi», continua Petroni. «Forniscono anche un buon apporto di fibre, utili per rallentare l'assorbimento di grassi e zuccheri. Associati ai carboidrati, offrono proteine e costituiscono un piatto unico».
  6. Formaggio due o tre volte a settimana. Da non consumare associato a carne o pesce: il formaggio è un secondo a tutti gli effetti. Se volete perdere chili, scegliete i latticini magri (mozzarella fior di latte, ricotta o stracchino), in porzioni da un etto.
  7. Uova anche tre volte a settimana. «Un uovo di 60 grammi, ricchissimo di nutrienti, apporta poco più di 5 grammi di grassi, e per lo più insaturi», conclude Petroni.
È la dieta per eccellenza: varia e capace di proteggere la salute. Per dimagrire bisogna mangiare di tutto, in porzioni ridotte.

I LIMITI. Attenzione alle quantità, soprattutto di pasta. I carboidrati sono indispensabili ma in eccesso non fanno scendere l'ago della bilancia. Occhio a non esagerare con la frutta, che in genere contiene abbondanti quantità di zucchero (specie fruttosio): bisogna limitarsi a porzioni da 150 grammi di parte edibile, tre volte al giorno. (Francesca Gambarini e Cristina Piotti)

Svezia conferma: la Dieta Mediterranea fa vivere più a lungo

Che la dieta mediterranea facesse bene alla salute si sapeva da tempo, gli studi c’erano già. Ora ne arrivano altri quattro che ci dicono anche che mangiando mediterraneo vivremo più a lungo. Si tratta di quattro studi che saranno pubblicati a breve per gli Atti della Sahlgrenska Academy dell’Università di Göteborg.

Tali studi si basano su ricerche iniziate nel 1950 che hanno confermato nel tempo come una dieta basata su un elevato consumo di pesce e verdure e un basso consumo di prodotti di origine animale come carne e latte, favorisca una migliore salute. I ricercatori di Göteborg hannno studiato gli effetti di una dieta mediterranea su persone anziane in Svezia e hanno confrontato chi ha seguito una dieta mediterranea con altri che hanno mangiato carne e derivati di prodotti animali. Lo studio ha esaminato migliaia di settantenni per più di 40 anni e ha dimostrato che coloro che seguono una dieta mediterranea hanno una probabilità del 20% superiore rispetto agli altri di vivere più a lungo.

“Le persone che seguono tale regime alimentare vivono circa 2, 3 anni in più di quelli che non lo fanno”, ha spiegato Gianluca Tognon, scienziato di origine italiana in forza presso l’Accademia svedese. I risultati di queste ricerche sono supportati da altri tre studi non ancora pubblicati sugli effetti della dieta sulla salute: uno effettuato in Danimarca, il secondo sulla popolazione del nord della Svezia, e il terzo sui bambini. “La conclusione che possiamo trarre da questi studi è che non vi è dubbio che una dieta mediterranea sia legata ad una migliore salute, non solo per gli anziani, ma anche per i giovani”, ha concluso Gianluca Tognon.

...se lo dicono ad Harvard!

Harvard premia la Dieta Mediterranea - Una guida dettagliata, messa a punto dai ricercatori dell’università più famosa del mondo, per far fronte ai problemi alimentari che imperversano negli Stati Uniti. Gli esperti di Harvard consigliano la dieta mediterranea. Sostanzialmente la ‘Healthy Eating Plate’ invita gli americani a preferire i cereali integrali a quelli raffinati, il pesce e le carni bianche come fonti di proteine e l’olio d’oliva come condimento principale.

“Purtroppo, come già la precedente piramide alimentare messa a punto dall’US Department of Agriculture – afferma Walter Willett, presidente del Dipartimento di nutrizione di Harvard – mescola alla scienza l’influenza di potenti interessi del settore agricolo, e questa non è la ricetta giusta per una sana alimentazione. La nostra guida – continua l’esperto –  fornisce ai consumatori le informazioni di cui hanno bisogno per fare scelte “che possono influenzare profondamente la nostra salute e benessere”.

Nel vademecum dell’ateneo statunitense è abolito il burro. Da evitare le carni rosse a favore di pollame, legumi e noci. Attenzione anche all’abuso di patate. Frutta e verdure, ovviamente, la fanno da padrone.  “Infine – sottolineano i nutrizionisti di Harvard – il nostro programma ricorda alle persone di rimanere attive. Perché questo è un fattore importante nel controllo del peso. Vogliamo – concludono – che la gente utilizzi questo come un modello per la propria salute o quella dei loro figli ogni volta che si siedono a tavola, a casa o al ristorante”. (fonte: L'Ottimista)

lunedì 2 gennaio 2012

Signore e Signori, vi presentiamo la ...Dieta Med-Italiana!

La Dieta Med-Italiana non è altro che la variante tipicamente italica della Dieta Mediterranea ed è una ricchezza assoluta del nostro Paese.

E' un’idea da tripla A: Agricoltura, Alimentazione, Ambiente.

Ricordiamo che a novembre del 2010 il Comitato intergovernativo dell’UNESCO ha riconosciuto la Dieta Mediterranea come "Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità", un riconoscimento prestigioso per un prodotto made in Italy, fondato sull’eccellenza dei prodotti agro-alimentari del vecchio stivale. Questa indiscutibile qualità dei prodotti italiani, a nostro parere, può e deve essere utilizzata per il rilancio del meridione e dell’Italia stessa, specie nell’attuale periodo di contingenza economica. Una crescita, quindi, a colpi di olio, pasta, pesce, vino e verdura.

Uscire dalla crisi con la Dieta Med-Italiana è possibile sfruttando le enormi risorse e potenzialità del Sud Italia. Non saranno quindi la finanza, le borse o i rating che permetteranno la ripresa del bel paese, ma l’economia fatta dal lavoro e dalle persone, nelle piccole, medie e grandi imprese, e soprattutto, in quel settore chiave che ci caratterizza meglio: i prodotti della terra, della pesca e della cucina italiana.

Questo nuovo brand è accompagnato da un logo identificativo che simboleggia il busto di un uomo con le braccia sollevate (in segno di ottima salute) il quale ha, al posto delle mani, un cucchiaio e una forchetta e, al posto della testa, un calice di vino; il tutto naturalmente nell’amato tricolore.

L’obiettivo del progetto è semplice, mentre il raggiungimento dello stesso lo è sicuramente meno: far comprendere a inglesi, americani, canadesi e al resto del mondo (e anche agli italiani) che la Dieta Mediterranea Italiana è in assoluto il regime alimentare più indicato per nutrirsi in maniera sana, per prevenire e combattere gravi patologie (ipertensione, arteriosclerosi, diabete, malattie cardiovascolari, obesità), per mangiare bene senza rinunciare al gusto, e per raggiungere la sospirata sostenibilità ambientale.

Un progetto ambizioso, ma attraverso il quale si potrebbero ottenere importantissimi risultati per la crescita economica del paese, nello specifico:
  • si incrementerebbe la domanda commerciale dei nostri prodotti naturali (ortaggi, cereali, legumi, frutta, pesce) e dei loro derivati (olio, vino, pasta, pane, latticini);
  • aumenterebbe ulteriormente e notevolmente l’interesse per la nostra cucina con la conseguente voglia e necessità di degustarne la bontà e impararne i segreti;
  • il Paese si distinguerebbe per aver realizzato e messo in pratica un ottimo esempio di agricoltura e di regime alimentare sostenibili;
  • si otterrebbe un conseguente e benefico incremento del turismo agro-eno-gastronomico, soprattutto destagionalizzato;
  • tutti i precedenti punti sommati insieme porterebbero a una crescita dell’occupazione e alla tanto agognata possibilità di offrire un futuro lavoro ai giovani.
Per raggiungere l’obiettivo in primo luogo si farà leva sulla dichiarata voglia e necessità espressa in alcuni paesi (USA in testa) di modificare radicalmente le abitudini alimentari dei propri cittadini, preferendo sistemi nutrizionali che utilizzano meno grassi saturi. In secondo luogo si approfitterà sia del recente titolo di “patrimonio immateriale dell’umanità” dell’Unesco, sia degli innumerevoli risultati ottenuti nelle ricerche scientifiche effettuate da istituti specialistici e universitari che decretano e confermano gli indiscussi benefici per la salute del regime alimentare mediterraneo.

Come attuare tutto questo? Gli strumenti saranno chiaramente molteplici e di diversa natura, e si andrà dall’organizzazione di eventi specifici in loco, alla partecipazione ai maggiori congressi e saloni internazionali del settore, fino alla pubblicazione e diffusione di siti Web e blog multilingue informativi.

Se in America i giovani hanno brillato e aiutato l’economia nazionale, soprattutto nel settore della tecnologia, l’Italia potrebbe uscire da questa brutta situazione puntando tutto su agricoltura e alimentazione, nel pieno rispetto dell’ambiente.